Politica
Forza Italia? Tornano i centristi. Nuovo polo moderato contro Renzi

Che cosa accadrà in Forza Italia con la morte di Silvio Berlusconi? Il retroscena sul partito e le preoccupazioni legate al Quirinale
Ecco allora che una forte rappresentanza dei moderati continua ad avere senso, anche senza Berlusconi. Forza Italia, che rappresenta in Italia il brand del Partito popolare europeo, in astratto potrebbe addirittura diventare attrattiva di quel pulviscolo di gruppi centristi che gravitano nell’orbita del centrodestra (Udc di Cesa, “Noi moderati” di Lupi, “Cambiamo” di Toti, e altri). Una quarta gamba del centrodestra aveva senso quando bisognava dare un’alternativa votabile a quell’elettorato centrista che si sentiva parte dell’area moderata ma non intendeva votare Berlusconi. Ora quel faticoso progetto di quarta gamba non ha più senso, e tutti i moderati potrebbero ritrovarsi intorno a Forza Italia, orfana del fondatore, e magari attrarre pure qualche frangia del terzo polo, o addirittura del Pd scontento. Un elettorato che può valere un 10%.
Servono parecchi elementi perché questo progetto ambizioso abbia una chance. Anzitutto che il gruppo dirigente di Forza Italia non affondi nelle lotte intestine. Rischio concreto, essendo stato da sempre il carisma del leader l’unico vero collante del partito (e anche dell’elettorato rimasto fedele). In questo un ruolo rilevante - scrive sempre www.ilsussidiario.net - potrebbe essere giocato dalle scelte che farà la famiglia. Il Cavaliere ha profuso oltre 90 milioni di euro in 10 anni per tenere la barca a galla. Ora quel debito Forza Italia deve discuterlo con i figli di Berlusconi. Il loro parere sarà essenziale, qualunque via gli azzurri intendano prendere. Se qualcuno dei figli volesse prendere il posto del padre, nessuno potrebbe impedirlo. Anche il simbolo, formalmente di proprietà del tesoriere del partito, l’87enne ex senatore Alfredo Messina, un uomo-azienda, è riconducibile alla famiglia.
L’equazione riguardante il futuro di Forza Italia ha troppe varianti per poterne prevedere il risultato. Unica certezza è l’orizzonte temporale: un anno esatto, da qui alle elezioni europee del 2024. Non ci sarà una prova d’appello.