Manovra, troppe 'manine' al Mef hanno mandato in tilt il governo. Il sospetto del Cdx: "Qualcuno di sinistra rema contro" - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 17:10

Manovra, troppe 'manine' al Mef hanno mandato in tilt il governo. Il sospetto del Cdx: "Qualcuno di sinistra rema contro"

Pensioni, lite Giorgetti-Lega. Poi la telefonata di Salvini. Inside

Di Alberto Maggi

Sistemato l'emendamento sulle pensioni, ma...


Tutto come previsto e come anticipato ieri da Affaritaliani. "L'emendamento" sulle pensioni "noi l'abbiamo già riformulato, credo che sia stato depositato in questi minuti sul discorso di riscatti. Poi adesso vediamo come si è sviluppato ha spiegato nella tarda serata di ieri il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti. Per quanto riguarda il riscatto della laurea "sono stati tenuti indenni quelli che hanno fatto il riscatto fino ad adesso e quindi sono stati salvati i cosiddetti diritti acquisiti", anche chi ha iniziato a pagare e ancora non ha concluso, "evidentemente". Per il futuro "uno potrà riscattare ma saprà che quello che versa aumenterà la pensione che riceverà ma non inciderà rispetto alla data di pensionamento. Una logica puramente assicurativa come quando uno investe in un fondo pensione. Ma ora vediamo cosa decide il Parlamento".

Alla fine la soluzione si è trovata. Anche se riguardava le cosiddette clausole di salvaguardia e quindi si parlava del 2031-2032 la Lega non voleva scherzi ed evitare di mettere nero su bianco qualcosa di inaccettabile. Tanto che anche la premier Giorgia Meloni era intervenuta per far cambiare la norma. Un po' di tensione nel Carroccio c'è stata la notte tra giovedì e venerdì, anche se non ovviamente le minacce di uscire dal governo come scrive qualche sito vicino al Pd.

Il sottosegretario al Mef Federcico Freni in Aula (per conto evidentemente di Giorgetti) ha riferito che non c'era intenzione di cambiare più nulla sulle pensioni e a quel punto il relatore leghista Claudio Borghi ha detto chiaramente "Noi non la votiamo". Da lì poi si è arrivati alla sospensione, allo stralcio e alla riformulazione come spiegato dallo stesso ministro su pressione anche di Matteo Salvini. Fonti leghiste spiegano come Giorgetti non fosse contrario alla riformulazione ma ancora dovesse trovare le coperture e l'intervento del segretario del Carroccio è stato decisivo per accelerare i tempi. O, secondo altre fonti, per il titolare del Mef poteva anche andare bene così trattandosi di clausole di salvaguardia che sarebbero scattate dal 2031-2032 e non aveva capito che per il suo stesso partito si trattava e si tratta di una questione di principio.

Beghe leghiste a parte, fatto sta che la Legge di Bilancio di quest'anno dimostra che ci sono tante 'manine' in azione in Via XX Settembre, sede del ministero dell'Economia e delle Finanze. Il testo uscito dal Consiglio dei ministri nascondeva almeno cinque trappole: l'aumento della tassazione degli affitti brevi sulla prima casa, la super tassazione al 24% dei dividendi per le holding con partecipazioni inferiori al 10% in società controllate, l'incremento dell'Irap del 2% anche per le imprese non finanziarie, il caos sull'iper ammortamento e da ultimo il nodo previdenza. Pasticci che la politica ha scoperto e alla quale ha posto rimedio in Zona Cesarini. Fonti di governo ai massimi livelli, sponda Fratelli d'Italia e Forza Italia, non incolpano il ministro Giorgetti ("Non può certo controllare tutte le virgole") ma mettono sotto accusa l'elefantiaca macchina burocratica e farraginosa del Mef, che nel 202 contava su quasi 10mila dipendenti.

A parte i rilievi della Ragioneria di Stato, che applica magari in modo "troppo rigoroso" la legge, c'è qualcosa che non va al ministero dell'Economia. "Si trova l'accordo politico, poi nella stesura dei testi emergono le sorprese nascoste tra i cavilli", spiega un deputato azzurro. E in FdI, partito della premier, qualcuno ipotizza che queste 'manine' siano di qualcuno politicamente schierato con il Centrosinistra, magari assunto negli anni dei governi Renzi, Letta, Gentiloni e anche Conte bis, che prova a mettere in difficoltà l'esecutivo sulla legge chiave dell'anno. Tant'è che Giorgetti, d'intesa con la presidente del Consiglio, dopo le feste di Natale intende avviare una ricognizione interna al Mef (nessun licenziamento o repulisti) per capire che cosa non abbia funzionato, se ci sia qualcuno che davvero rema contro e come evitare che ciò accada di nuovo. Cinque indizi fanno più che una prova.

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