Politica
"Giustizia è fatta", l'odio degli anni '70 rivive con lo stesso copione. Dal caso Calabresi a Meloni, italiani sempre in cerca di un nemico
Il mondo occidentale danza sull'abisso, e dunque non riesce a dare un senso di responsabilità a nulla

"Giustizia è fatta", l'odio degli anni '70 rivive con lo stesso copione
«Giustizia è fatta», titolò il 18 maggio 1972 Lotta Continua. "Qualcuno potrebbe esigere la denuncia di Calabresi per falso in atto pubblico. Noi, più modestamente, di questi nemici del popolo vogliamo la morte". «Calabresi, assassino, stia attento. Il suo nome è tra i primi della lista»
Non serve aggiungere chiose, perché l'atmosfera del periodo era ed è chiara, "giustificata" soltanto dall'eccessiva estremizzazione, oggi si direbbe polarizzazione dello scontro dx/sx. Ci siamo dimenticati "la simpatica" affermazione "uccidere un fascista non è un reato", o se preferite "un poliziotto".
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Pochi si ricordano oltre all'articolo, l'appello "contro" il povero Calabresi, che sull'Espresso fu firmato da ottocento intellettuali italiani! Ora se vogliamo dimenticare, dissimulare, nascondere le evidenze facciamo pure, ma che qualcuno insista sul non comprendere la dimensione dello scontro politico, sempre alla continua ricerca di nemici (meglio se uno solo: Giorgia Meloni, la Presidente del Consiglio).
Con un corollario di sciocchezze incendiarie che gli eredi spompati di quegli "ottocento eroi", sempre alla ricerca frenetica, ossessiva delle luci della ribalta, per quel momento di celebrità che oggi non si più nega a nessuno, neppure a Di Battista, geo-politologo di fama planetaria.
Certo gli argomenti ci sono e sono molto scivolosi soprattutto se non si ha la capacità di guardarli dalla giusta distanza che un vero cronista (non mi azzardo a definirli giornalisti), dovrebbe fare: l'Ucraina, la Russia, Gaza, il "nazista" Benjamin Netanyahu, e poi l'ingombrante immaginifico Trump, collettore di tutti i mali, sessista, ricco e fascista ma soprattutto, così lontano dallo stereotipo che il salottino mediatico nazionale, gradirebbe crocifiggerlo a reti unificate.
L'omicidio di Kirk si inserisce plasticamente in questo contesto nauseabondo, fatto di colpi al cuore, o alla testa e contraccolpi politici, tra detti e smentite, di sassi lanciati in piccionaia, dopo aver nascosto la mano complice e la faccia feroce. Tra parlamentari che danno a un ministro della Repubblica dell'influencer prezzolato dell'impero pluto-giudaico, senza vergogna e senza la ben che minima stigmatizzazione da parte dei capoccia cabarettisti o ex-cabarettisti.
L'insulto dunque si sta spingendo sul fronte pericoloso e costante della "lotta continua", anche se ancora il morto da queste parti non c'è scappato, però chissà, non si sa mai. Questa povera sinistra colma di rancore per l'incapacità di leggere la realtà, continua a gridare "al lupo, al lupo", sapendo che è l'ultima spiaggia della tattica, e contare i morti sovranisti, nel mondo, non aiuta a risalire nei sondaggi e soprattutto nei consensi.
Quel mondo mitologico e meraviglioso degli anni settanta è imploso, rimane quel mantra dell'antifascismo che interessa soltanto, gli ultimi possessori di privilegi e prebende, ma l'odio attualizzato, scivola, sbanda pericolosamente tra "figurine imbarazzanti di intellettualini" che non sono certo quelli dell'"appello contro Calabresi". Forse vendono copie dei loro libri che nessuno legge, impongono alle varie reti delle "contro reti" come la/le sette (meglio minuscolo per non sbagliare), uno stile bulgaro, incapace di creare vero dissenso, solo avanspettacolo, urlato, destinato ad un piccolo pubblico fidelizzato e militarizzato.
Kirk è stato ucciso, perchè parlava anche a quanti non lo sopportavano, e questa conflittualità, poco dialogica, è bastata ad armare la mano del "solito nerd" che lo ha freddato, senza sapere un perchè, così per diletto o per divertimento mediatico, così si usa negli Usa.
Ora è un giovane famoso, ora è al centro del dibattito, ma anche su questo in Italia qualche smarrito fantasma degli "amorevoli" anni settanta, non riesce ancora a condannare un gesto orribile, la parola solidarietà non è pervenuta, la pietas è morta. L'ideologia malata ingabbia la volontà di trovare argomenti by-partisan che stigmatizzino questo gesto, certo brutto, ma sempre di americani si tratta, e dunque eredi del suprematismo, del sovranismo, mica Harvard e Princeton, quella è l'altra America glamour che piace solo a Rampini, Saviano, Albanese e compagnia di giro molto chic.
Il mondo occidentale danza sull'abisso, e dunque non riesce a dare un senso di responsabilità a nulla, anzi è come se si divertisse a guardare verso guerre potenziali diffuse, e continua ad amare/armare lo scontro politico che mal si adatta alle democrazie avanzate.
Sulle rovine di questo tempo troppe volte siamo franati, come appunto negli anni settanta, del ventesimo secolo, ma questa lezione non l'abbiamo imparata, c'è sempre tempo per sbagliare e continuare a farlo, senza pensare alle conseguenze, senza capire che alcuni doni della politica, e della democrazia, non sono per tutti e soprattutto non sono per sempre.