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Politica
Giustizia, Nordio paga la contraddizione insanabile del Cdx

Giustizia, Nordio pensa alle dimissioni schiacciato nella sua maggioranza tra garantismo e giustizialismo

“Se non sono accettato posso tornare alle mie letture”. Questa la frase che avrebbe pronunciato il ministro della Giustizia al termine del fuoco di fila a cui è stato sottoposto in questi giorni. Una frase che ha un precedente cinematografico ne Il Portaborse, un film di Nanni Moretti.

Infatti ricorda quella pronunciata da Sebastiano Tramonti, un onesto intellettuale divenuto commissario straordinario per le aziende pubbliche, all’immorale politico Cesare Botero (interpretato dallo stesso Moretti) che gli chiede di firmare un atto non regolare a suo favore. Tramonti dice di voler lasciare e piuttosto di voler tornare alla lettura del suo “amato Cicerone”.

Carlo Nordio, ministro della Giustizia, sta sperimentando sulla sua carne viva una contraddizione fondamentale presente da sempre nel centro – destra e cioè quella delle sue due “anime”, una giustizialista e l’altra garantista. Una contraddizione insanabile perché nasce ed è radicata profondamente in due visioni politiche, che su certi temi hanno posizioni divergenti se non opposte, come avviene in questo caso.

E questo riflette la differenza che c’è tra la cosiddetta “destra storica” e il fascismo. Naturalmente parliamo di avvenimenti lontanissimi nel tempo ma il succo sta proprio lì. La destra storica (1849 – 1913) vede in Camillo Benso di Cavour e Quintino Sella le sue figure più rappresentative. Il fascismo di Benito Mussolini nasce da un terreno sociale ma ha con la destra storica il potente collante del nazionalismo. Attualmente questa contrapposizione si riverbera su Forza Italia da un lato e Fratelli d’Italia e Lega dall’altro.

Berlusconi “garantista”, Meloni e Salvini” giustizialisti” è un po’ questa la suddivisione a spanne che c’è dietro alle forti tensioni che si stanno concentrando in queste ore su Nordio che, ricordiamolo, è stato eletto da Fratelli d’Italia. Dunque, se si utilizza questa chiave di lettura diventa più facile decifrare quello che è accaduto finora al dicastero di via Arenula e quello che sta ancora accadendo.

Dopo le tensioni sul decreto Rave, voluto fortemente dal ministro dell’Interno Piantedosi, le nuove polemiche sono scoppiate dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro.Con Nordio che ha attaccato pesantemente i magistrati antimafia proprio nella settimana in cui il governo Meloni stava celebrando una  sua perla storica con l’arresto di un latitante che si attendeva da trenta anni.

E poi c’è l’improvvida –secondo FdI e Lega- scivolata con la frase “i mafiosi non telefonano” che ha scatenato il risentimento dentro la “maggioranza della maggioranza”, se così possiamo dire. Diversa invece la reazione di una parte di Forza Italia come la sottosegretaria Matilde Siracusano che ha dichiarato: “è un gigante!”, riferendosi a Nordio dopo la sua relazione sulla giustizia di mercoledì scorso.

Nordio contro le intercettazioni proprio subito dopo l’arresto del boss dovuto proprio alle intercettazioni stesse. Questo alla Meloni non è sembrata proprio una mossa spettacolare e soprattutto utile per la sua popolarità (quella del premier). Poi anche la volontà del Guardasigilli di mettere mano ad una riforma dell’abuso d’ufficio non è proprio nei precordi della leader di FdI.

Insomma, su Nordio si è trasferita magicamente tutta la tensione che è da sempre esistita tra Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi, perché dietro c’è proprio questo mix di antipatie personali ed una visione della vita profondamente diversa e per certi versi totalmente incompatibile. Non scordiamoci che Giorgia Meloni ha cominciato a fare politica proprio dopo l’uccisione di Giovanni Falcone a Paolo Borsellino. E la cosa strana –come fanno notare molti esponenti di peso della maggioranza- è che Nordio è stato eletto in Parlamento proprio nelle liste di Fratelli d’Italia e non certo in quelle di Forza Italia.

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