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Politica
Governo, Draghi da Mattarella. Nel M5s cresce la spinta per uscire

Governo: Draghi da Mattarella per riferire dopo vertici internazionali

Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, e' stato ricevuto dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Un incontro 'normale', viene riferito, dopo gli appuntamenti internazionali cui ha partecipato il premier e in un momento di guerra.

Mattarella vede Draghi, avanti nonostante la tempesta

La tempesta la si vede bene, dal Colle piu' alto anche meglio. Ma la barra deve restare a dritta e l'allarme naufragio non e' a livello di guardia. Sergio Mattarella sta gettando acqua sul fuoco, ricordando a tutti gli impegni che attendono il governo, a cominciare dal Pnrr, e Mario Draghi ha confermato la sua intenzione di andare avanti nonostante la tempesta. Dopo giorni di fibrillazioni a bassa tensione, ieri l'elettricita' tra i partiti di maggioranza e tra alcuni di questi e il governo e' diventato un temporale. Il Presidente della Repubblica segue sempre le vicende della politica, per quanto esse possono condizionare il raggiungimento degli obiettivi che il paese non puo' mancare, a cominciare dal Pnrr.

E cosi' si e' trovato in pochi giorni a ricevere Luigi Di Maio, ministro degli Esteri che di li' a poco avrebbe annunciato la scissione del M5s, partito, fino a quel momento, di maggioranza relativa. Ieri ha ricevuto Giuseppe Conte, poche ore dopo le sue parole di irritazione verso quella che ha ritenuto una ingerenza del premier. E stamattina Mario Draghi, rientrato anticipatamente dal vertice Nato e impegnato nel pomeriggio in un Consiglio dei ministri con all'ordine del giorno assestamento di bilancio e nuovo provvedimento contro il caro-bollette. Tutti incontri, tiene a sottolineare il Quirinale, chiesti da tempo o comunque di routine. Quello di stamane con il presidente del Consiglio, ad esempio, e' considerato un normale colloquio per riferire dei recenti vertici internazionali.

E in nessuno dei vis a' vis di questi giorni, assicurano Colle e partiti, si e' mai ipotizzata una crisi di governo, tantomeno un sostegno esterno dei 5 Stelle stile prima Repubblica. Ma che l'aria sia elettrica non e' sfuggito a nessuno e la preoccupazione e' di rigore. Mattarella pero' smorza le fibrillazioni perche' ritiene che la posta in gioco con il Pnrr sia troppo alta. Nei prossimi mesi c'e' la legge finanziaria da fare e altri 21,8 miliardi da ottenere a fronte di riforme, leggi e decreti attuativi. E il premier avrebbe assicurato al Presidente di avere intenzione di proseguire nel suo compito nonostante le fibrillazioni. Non a caso durante il colloquio si e' fatta una panoramica dello stato di attuazione dei programmi di governo. Insomma, se Mattarella ha stemperato il clima, ricordando gli impegni che attendono l'esecutivo, Draghi ha mostrato di voler andare avanti nonostante la tempesta. Certo, se la situazione precipitasse sarebbe difficile tenere in piedi un equilibrio cosi' delicato.

Il Pd ha detto chiaro e tondo che sosterra' fino in fondo questo governo, ma solo questo. Dunque l'ipotesi di un sostegno esterno del M5s non garantirebbe il prosieguo della legislatura. E poi bisognerebbe capire cosa farebbe Draghi in una situazione del genere. Un premier chiamato a gestire una situazione di emergenza con l'impegno dei partiti a sostenere tutti, tranne FdI, il suo lavoro: se cominciassero a sfilarsi anche i 5 Stelle, cosa farebbe l'ex presidente di Bce? Se poi si sfilasse anche il Pd sarebbe impossibile non andare a elezioni anticipate. Ma il discorso, dal Colle, appare ora prematuro: tempesta si', ma nessun naufragio e' il bollettino di oggi di un mare che pero' puo' sempre fare strani scherzi. 

Governo: nel M5s cresce la spinta per uscire 

Uscire dal governo per passare all'appoggio esterno o addirittura direttamente all'opposizione. E' il mood, che dopo la tre giorni di Beppe Grillo a Roma, si continua a respirare ancora nel Movimento 5 stelle, nel quale cresce, si apprende, la spinta sui vertici perche' si proceda in questa direzione, se il Movimento non fosse in grado di incidere sull'azione di governo. Una condizione, questa, che secondo alcuni esponenti pentastellati si va via via realizzando: uno per tutti l'attacco al superbonus 110%, ma anche la quantita' di emendamenti bocciati nelle commissioni e in Aula. Diversi senatori lo hanno detto ieri al garante e anche nei confronti del presidente M5s, Giuseppe Conte, cresce la richiesta.

Nulla e' deciso, e c'e' chi non e' affatto d'accordo - anche perche' si rischia di rompere l'alleanza con il Pd - ma non manca chi ritiene che bisognera' solo valutare "responsabilmente" quando prendere questa decisione, vista la congiuntura di crisi e la guerra in Ucraina. Intanto, e' un tweet del vicepresidente del gruppo alla Camera, Luigi Gallo, a riaccendere oggi in chiaro i riflettori sul malessere che attraversa gli eletti pentastellati: "Operazioni di palazzo a tutela dell'elite, ecco cosa significano le indiscrezioni su Draghi, che sta agendo fuori dal mandato che ha ricevuto da Mattarella. Il M5s restera' la forza che tutela i cittadini", scrive. Beppe Grillo, viene riferito, non vorrebbe 'mollare' l'esecutivo, ma gli avrebbero fatto presente che ci sono situazioni che non si possono continuare a sostenere. Chi stabilira' la linea? Da statuto, rispondono fonti M5s, e' il presidente del Movimento, non il garante.

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