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Politica
Governo: i ministri, uno sicuro, uno in bilico. Altri in forse. Tutti i nomi
Giorgia Meloni e Antonio Tajani

Giorgetti presidente della Camera e La Russa del Senato ipotesi più probabile


Ufficialmente da Fratelli d'Italia non arriva nulla. Anche il senatore Ignazio La Russa, sempre generoso con i microfoni di Affaritaliani.it, ringrazia ma si trincera dietro un cordiale "In questa fase non rilascio dichiarazioni". Il partito di maggioranza relativa parla unicamente con i post su Facebook della leader Giorgia Meloni, come quello uscito poco prima delle 13 e 30 che torna sull'Europa e sul tema delicato e chiave dei costi energetici: “La crisi energetica è una questione europea e come tale deve essere affrontata. Fratelli d’Italia e i Conservatori europei da sempre sostengono che il vero compito dell’Unione europea dovrebbe essere quello di gestire le grandi sfide continentali difficilmente affrontabili dai singoli Stati membri. Azioni di singoli Stati tese a sfruttare i propri punti di forza rischiano di interferire nella competitività delle aziende e creare distorsioni nel mercato unico europeo. Sosterremo in Europa ogni azione volta a contrastare i fenomeni speculativi e gli ingiustificati aumenti del costo dell’energia e appoggeremo ogni iniziativa condivisa di concreto aiuto a famiglie e imprese”.

Nel giorno dell'ennesima riunione del consiglio federale della Lega, massimo organo del partito, dietro le quinte continua il lavoro per la costruzione in tempi rapidi del prossimo esecutivo. Il tentativo è quello di far presto, prestissimo, affinché al Consiglio europeo del 20-21 ottobre l'Italia sia rappresentata da Meloni e non più da Mario Draghi.

Due punti sembrano ormai certi e sono il ministero degli Esteri al numero due di Forza Italia Antonio Tajani, garante verso l'Unione europea visto anche il suo ruolo di vice-presidente del Partito Popolare Europeo, e la presidenza della Camera al leghista Giancarlo Giorgetti e del Senato al co-fondatore di FdI La Russa. Voci non confermate intanto parlano di "lodo Meloni" ovvero il divieto a esponenti politici di ricoprire ruoli di governo già ricoperti in passato. E ovviamente il pensiero corre subito a Matteo Salvini che ambisce a tornare al Viminale.

Fonti qualificate di FdI smentiscono categoricamente che ci sia un veto sul nome del leader del Carroccio al ministero dell'Interno ("Lo abbiamo difeso a spada tratta quando è finito sotto processo per aver bloccato gli sbarchi di immigrati clandestini, ci mancherebbe altro"), ma - osservano nel partito di maggioranza relativa - la questione semmai è di opportunità. Nessun timore per un veto del Presidente Sergio Mattarella, il problema è che Salvini è sotto processo a Palermo per come ha operato al Viminale e rimandarlo proprio in quel dicastero scatenerebbe - secondo le fonti FdI - molte polemiche sui giornali e nei talk show (soprattutto quelli di sinistra) che potrebbero nuocere all'esecutivo nel suo complesso o addirittura fare ombra all'azione della premier Meloni. Per la casella del Viminale, se la scelta non ricadesse su Salvini per queste ragioni, il nome in corsa è quello di Matteo Piantedosi, prefetto di Roma considerato molto vicino al segretario del Carroccio essendo stato suo capo di gabinetto durante il Conte I.

Le perplessità non sono quindi di natura politica, anzi sul contrasto all'immigrazione clandestina, c'è unità d'intenti, ma di mediatiche e di immagine. "Salvini avrà certamente un ministero di peso al governo, sono in corso valutazioni se sia opportuno o meno il Viminale". Se non fosse l'Interno, l'ipotesi più probabile rimangono le Infrastrutture e i Trasporti (dove passano molti fondi del Pnrr) o il Lavoro/Welfare. Attenzione però alle parole di Giancarlo Giorgetti dopo il consiglio federale della Lega. "C'è una lista di ministeri interessanti per la Lega ma non abbiamo parlato di nomi". L'unico candidato Lega al Viminale è Salvini? "Mi sembra un candidato naturale", risponde Giorgetti.

Per la Lega, poi, trovano conferme le voci del ritorno di Gian Marco Centinaio alle Politiche agricole e della neo-senatrice veneta, vicinissima a Luca Zaia, Mara Bizzotto alla guida del dicastero degli Affari regionali per l'implementazione dell'autonomia (risposta ai "comitati del Nord" di Umberto Bossi).

Altro input che a fatica arriva da Fratelli d'Italia è il no assoluto a Licia Ronzulli, berlusconiana doc, al dicastero della Salute. Per lei potrebbero esserci le pari opportunità, ad esempio. Giovanbattista Fazzolari, responsabile del programma di FdI, resta in pole position per il delicatissimo ruolo di sottosegretario alla presidenza del Consiglio, mentre - resta nel partito più votato - a Raffaele Fitto potrebbe andare la guida del ministero per il Mezzogiorno.

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