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Politica
Governo Salvini, Lega: se Salvini si fa da parte, Giorgetti premier. Le novità

Primo punto. Domenica 25 marzo Matteo Salvini scrive sui social: il premier dovrà essere di Centrodestra. Secondo punto. Lunedì 26 marzo il segretario della Lega afferma: sono pronto a fare il presidente del Consiglio ma non dirò mai 'io o la morte' (leggi qui). Il leader del Carroccio si muove con i piedi di piombo e, dopo aver incassato la fiducia di Grillo e Di Maio ('è un uomo che mantiene la parola'), lavora per tenere unito il Centrodestra. Smentito il piano di chiedere un passo indietro a Silvio Berlusconi che, sempre secondo Salvini, 'resta il capo di Forza Italia', prosegue la costruzione delle basi del prossimo esecutivo sul doppio fronte Centrodestra-5 Stelle.

Ai grillini il numero del Carroccio dice: "Vogliono rimanere a vita all'opposizione a dire no no no o vogliono assumersi qualche responsabilità?', ma allo stesso tempo conferma l'impegno a mantenere unita la coalizione che è arrivata prima il 4 marzo. La novità di oggi è quel non dirò mai 'io o la morte' come presidente del Consiglio, dopo aver fatto la campagna elettorale da Nord a Sud con lo slogan 'Salvini premier'. Fonti parlamentari leghiste spiegano il senso delle parole del segretario: fatto salvo che il premier dovrà essere di Centrodestra, il Carroccio, che ha rinunciato a una presidenza delle Camere, è il partito più votato della coalizione e quindi naturalmente non può che esprimere il capo del governo.

Salvini ribadisce di essere in campo in prima persona ma allo stesso tempo non esclude un'altra soluzione. E all'interno della Lega c'è una sola figura che ha la statura politica e l'esperienza per poter, nel caso, guidare l'esecutivo. Il nome è quello di Giancarlo Giorgetti, vice-segretario di Via Bellerio che ha accompagnato il leader in tutti i passaggi parlamentari che hanno portato all'elezione di Fico e della Casellati, compresi i tesissimi vertici a Palazzo Grazioli con gli alleati. Per anni presidente della Commissione Bilancio della Camera, molto apprezzato anche nel Partito Democratico (non a caso nei giorni scorsi Ettore Rosato aveva aperto alla possibilità che i Dem lo votassero come presidente di Montecitorio), stimato dall'ex Cavaliere e in Forza Italia, Giorgetti ha un rapporto diretto e privilegiato con il Quirinale, e non solo con Mattarella visto che fu uno dei saggi chiamati da Napolitano dopo l'empasse del 2013 uscita dalle urne.

L'unico difetto, se così si può chiamare, è che non ama la ribalta mediatica e ha sempre disegnato per sé il ruolo di sottile mediatore che lavora dietro le quinte e parla poco con i media. Detto ciò, però - spiegano sempre nel Carroccio -, è l'unico leghista, a parte Salvini, che potrebbe davvero avere i requisiti (politici e non solo) per fare il premier. Visti i toni della campagna elettorale, anche se ora sono nettamente più stemperati e soft, Salvini potrebbe essere visto come 'troppo radicale' per assumere il ruolo di premier in una situazione in cui trovare la maggioranza in Parlamento è difficile. E quindi la figura di Giorgetti potrebbe essere proprio quella giusta. Appuntamento forse chiave sarà mercoledì, quando a Montecitorio e a Palazzo Madama si formeranno le due Commissioni Speciali, 40 membri alla Camera e 25 al Senato, chiamate a gestire tutti quei temi che necessitano del parere del Parlamento visto che il governo Gentiloni è dimissionario e si occupa solo dell'ordinaria amministrazione.

E il punto chiave che dovrà affrontare la Commissione, quella più importante è storicamente quella della Camera, è la stesura del Def da presentare in Europa, soprattutto nella parte che riguarda i provvedimenti futuri. Nella scorsa legislatura il presidente di questa Commissione fu proprio Giorgetti, in quanto capo della Bilancio nella precedente legislatura. Seguendo lo stesso schema ora toccherebbe a Francesco Boccia. Ma sono in molti a dubitare che un esponente del Pd, pure dell'ultra-minoranza di Emiliano, possa guidare un organismo così delicato soprattutto in avvio di legislatura. Non a caso diversi deputati, dalla Lega a Forza Italia dal Pd ai 5 Stelle, iniziano seriamente a ipotizzare che la guida della Commissione Speciale di Montecitorio vada nuovamente a Giorgetti. E chissà che non sia l'antipasto di qualcosa di più importante...

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