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Politica
Granata: "Nordio va contro la destra antimafia, l'intesa con Meloni finirà"

Nordio fa vacillare il rapporto tra Meloni e destra siciliana antimafia

Il rapporto tra Giorgia Meloni e la destra siciliana antimafia vacilla. Repubblica, che ne aveva scritto sabato 15 luglio aprendo alla possibilità che la premier possa mancare alla commemorazione di via d'Amelio, torna sull'argomento domenica 16 luglio con un'intervista a Fabio Granata, storico esponente della destra siciliana e promotore della prima fiaccolata in memoria di Paolo Borsellino. "Quello del concorso esterno è uno strumento importantissimo, non a caso individuato proprio da Falcone e Borsellino per colpire quei soggetti terzi che non fanno parte di Cosa nostra, ma che appartengono alla zona grigia delle connivenze", dice Granata.

Secondo Granata, "è inaccettabile che il problema del ministro della Giustizia non sia la mafia, ma i magistrati e le Procure", tanto che secondo quanto dice a Repubblica "nessun presidente del Consiglio negli ultimi vent’anni ha inserito nelle dichiarazioni programmatiche in maniera così centrale il tema del contrasto alle mafie e un riferimento diretto a Paolo Borsellino. È stato un fatto di grande coerenza con la vita e il percorso di Giorgia Meloni. Poi però è arrivato un ministro, Nordio, che ha fatto esattamente l’opposto".

Secondo Granata, "questo idillio con Giorgia Meloni, ammesso che di idillio si possa parlare, non durerà ancora a lungo". Granata critica sempre su Repubblica la mancanza di azione sulla verità di quanto accaduto nel 1992: "Finora non si è fatto garante nessuno, neanche la sinistra che riesuma l’antifascismo per contrastare Giorgia Meloni e offende la memoria di Borsellino. Da una parte e dall’altra c’è una rimozione della memoria storica e un uso strumentale della lotta alla mafia. Invece le dichiarazioni programmatiche avevano aperto una dinamica positiva e io credo che la prima cosa che debba fare Meloni sia non tollerare più un ministro della Giustizia che sembra avere come ragione sociale non l’attacco alla mafia, ma ai magistrati e agli strumenti politici voluti da Falcone e Borsellino".

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