"Ho sbagliato io": la lezione di Frau Merkel ai permalosi politici italiani
La Cancelliera ha ritirato la propria decisione di mettere la Germania in lockdown per Pasqua. Da noi le cose vanno in modo molto diverso..
“Dieser Fehler ist einzig und allein mein Fehler”: così Angela Merkel si è assunta la piena responsabilità dell'errore commesso nel mettere la Germania in lockdown per il periodo di Pasqua. Lo ha ammesso e lo ha corretto, tornando sui propri passi.
“Questo errore è unicamente un mio errore”: quanto ci piacerebbe sentire i nostri politici dire la stessa cosa, invece dobbiamo accontentarci della traduzione letterale di Frau Merkel.
Certo, non sfugge il fatto che la Bundeskanzlerin sia ormai vicinissima al passo di addio e quindi possa anche non porsi il problema del consenso come una priorità angosciante, ma ci vuole comunque coraggio e onestà individuale per presentarsi di fronte alla propria Nazione ed ammettere di aver clamorosamente sbagliato, oltretutto su un tema che tocca tutti nel profondo, invadendo la sfera personale, familiare ed economica.
Quando si fa, si sbaglia. L'errore fa parte della vita ed è anche il motore della scienza: senza accettare questa prospettiva, ci si lega alla superstizione. Ed è fuori di dubbio che anche in Italia si sia sbagliato – e molto – nella gestione del Covid-19. Alcuni errori sono stati imperdonabili, altri francamente erano inevitabili, di fronte a una tragedia che ha preso tutti di sorpresa.
Tuttavia, molto raramente da noi qualcuno ha ammesso pubblicamente il proprio errore. Lo ha fatto ad esempio Beppe Sala, al quale il famoso “Milano non si ferma” (peraltro legato ai primissini giorni della pandemia, quando anche l'OMS si muoveva a tentoni) è costato un forte tormento interiore, manifestato anche pubblicamente.
Per il resto, abbiamo assistito a sconfortanti scaricabarile, palleggiamenti di responsabilità tra chi doveva dare un ordine e chi doveva eseguirlo, annunci finiti nel vuoto e una scarsissima “accountability”, che guarda caso non ha una traduzione diretta nella lingua italiana. Si può rendere l'idea usando i termini responsabilità e rendicontazione, che dovrebbero essere alla base di qualunque carica pubblica.
Invece no, in un Paese in perenne campagna elettorale assistiamo a reazioni stizzite di fronte ai giornalisti che fanno il loro lavoro, querele anche del tutto immotivate e uno storytelling spesso così fasullo da risultare ridicolo. Eppure, a volte, basterebbe chiedere scusa. Perché sbagliare è umano.
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