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Politica
Il ritorno di Walter (Veltroni)

Il “ritorno di Walter” in una giornata di fine agosto. Il luogo è immaginifico: la Festa dell’Unità di Ravenna. I pensieri pure: meravigliose figurine Panini con colori anni ’60, Nutella, Happy Days ed uno spruzzo di John Kennedy e mito della frontiera, con gli indiani sovranisti alle porte.

Ma l’immaginazione sta nell’iperuranio e la politica sulla Terra. Veltroni, fondatore del Pd, comunque ci (ri)prova allontanando il vezzo del mal d’Africa che lo coglieva anni fa.

Un discorso di quelli come ai vecchi tempi, indirizzato al popolo della sinistra tradita da Renzi, un richiamo costante al “noi”, alla cultura, a quello che il militante, il soldato semplice può fare contro “loro”.

Ma chi sono “loro”?

Il governo giallo-verde, naturalmente.

E qui l’analisi distingue due frequenze completamente diverse: da una parte i Cinque Stelle e dall’altra la Lega.

I primi, Veltroni li considera ex Pd che hanno abbandonato e pascolano ora i campi di Grillo, mentre i secondi sono un problema non solo politico, ma anche storico.

Per l’analisi dei Cinque Stelle ci si può anche stare, con alcune considerazioni come nota giustamente anche Antonio Padellaro, su Il Fatto Quotidiano.

È vero infatti che nella classe dirigente pentastellata c’è molta improvvisazione politica e il caso di Virginia Raggi a Roma lo dimostra quotidianamente, ma sarebbe esiziale e pernicioso ridurre tutto a questo e continuare, nel Pd, a recitare il ruolo di divinità oltraggiata dal suo popolo. Quando Roberto Fico si è opposto sulla vicenda Diciotti il Pd l’ha sbeffeggiato.

Ma Veltroni è politico non accorto, ma accortissimo e sa che l’unico grimaldello per fare breccia sono proprio i Cinque Stelle, un movimento peronista, come sono di fondo gli italiani, eternamente oscillante tra destra e sinistra e come, in fondo, lo era anche il Benito Mussolini socialista.

Ieri Grillo ha incontrato, ad esempio, l’ex presidente di super sinistra dell’Uruguay José “Pepe” Mujica, che forse non conosce il Matteo Salvini con cui Grillo governa, ma è indicativo dello stato di cose di confusione nel Movimento.

Dall’altro lato, dopo aver indicato l’”amico”, Veltroni individua il “nemico” e cioè la destra, i “fascisti”, anzi i “fascio-leghisti”, con le camicie ingemmate del verde delle Alpi e il sole nascente.

Veltroni non si fa guidare dalla facile esca populista e sovranista e individua dietro ai “verdi”, la vera destra estrema e fascista.

Non c’è dubbio che quanto detto da Veltroni sia un intervento intelligente e mirato, in chiave principalmente anti - renziana, ma quello che Walter furbamente tace è che proprio Matteo Renzi è stato il frutto avvelenato della deriva liberista della sinistra che fu innescata da lui e da altri, quando portò in parlamento operai (e qui ci siamo) e padroni (e qui non ci siamo).

Veltroni ha responsabilità politiche -ed a questo punto storiche, secondo il suo stesso ragionamento- assolutamente rilevanti nell’attuale crisi della sinistra. E se vuole tornare a recitare sul palco progressista deve prima fare quella che nel Partito Comunista si chiamava autocritica per poi, eventualmente, tornare con il saio del frate cercatore a girare l’Italia delle sezioni di periferia, quelle dove la domenica mattina si preparava la vendita porta a porta dell’Unità, di cui, tra l’altro proprio Veltroni fu direttore.

E Veltroni deve stare anche attento che qualche altro “frate cercatore” con gli dia, ad un certo punto del percorso, una bella mazzata, come del resto è uso tra frati cercatori. Parlo, ad esempio, di Piero Fassino che anche oggi dalle colonne del Corriere della Sera fa girare il refrain del disco rotto dell’Unione Europea intrinsecamente “buona” e dei “cattivi sovranisti” che spingono il mondo verso il disastro. E lo fa nel modo peggiore: continuando a ripetere la lagna dei giovani e del futuro che proprio le politiche mondialiste hanno umiliato facendoli finire, grazie alla sinistra, nelle friggitorie metropolitane con il dottorato in saccoccia. Se la sinistra non capirà quali e quanti guai ha prodotto, non sarà in grado di risollevarsi e costituire quella opposizione che è utile anche alla stessa maggioranza.

 

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