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Politica
In Cina è autoritarismo high-tech. Controllo di informazione e menti

 

 

Quella esternata nel film “Blade Runner”, “ho visto cose che voi umani non potete immaginare”, rischia per certi aspetti di diventare la triste realtà del nuovo corso geopolitico planetario. Dove la superpotenza candidata al primato, id est la Cina, ha fatto dell’intelligenza artificiale e del conseguente controllo di dati, informazioni e menti, l’ossatura portante del proprio progetto di leadership.

Durante le ultime settimane, l’euforia autoconservatrice del Dragone ha alimentato la nascita di nugoli di regole e provvedimenti, tutti volti a potenziare quella camicia di forza tecnico-burocratica con cui Pechino protegge i propri dati (nonché quelli predati nell’altrui orticello), favorendo il controllo sempre più fine e pervasivo dello Stato sull’economia e sulla vita delle persone.

I Cinesi ne sono sempre più consapevoli: “con un migliore controllo dei dati”, afferma He Aoxuan, Ricercatore presso l’Università di Beihang, “possiamo non solo costruire un’economia più solida e produttiva ma anche un Governo più efficiente, capace di prendere decisioni scientificamente rigorose e non semplicemente intuitive”. Un proposito calcolato, machiavellico quasi, per il quale - prosegue ancora He - “l’adozione della sovranità digitale gioca un ruolo chiave nel difendere gli interessi nazionali dalle minacce dei nemici, in patria e all’estero”.

“Nemici” che, per instaurare un clima commercialmente armonico con il Dragone, spesso decidono di edificare in Cina loro centri di ricerca, o addirittura veri e propri hub, collettori dei dati raccolti all’interno del Celeste Impero. È il caso della Tesla di Elon Musk, o del gigante statunitense Apple, approdato in Cina nel 2017 con la costruzione di un mega data-storage centre. Senonchè, poi, alle regole (dure, stringenti e repressive) cinesi occorre conformarsi.

Secondo Pechino, la panoplia di progetti di legge promulgati e promulgandi deve orientare le masse verso valori comuni e condivisi, mainstream, trasmettendo al contempo messaggi propagandistici di rassicurazione ed energia positiva. On ne passe pas, affermavano oltralpe decantando la presunta inviolabilità della linea Maginot. Di qui non uscite, dicono oggi i Cinesi, avendo però allestito un armamentario strategico e normativo che, seppur fatto di carte, pare nei fatti molto più solido della pietra. Con la Personal Information Protection Law, la cui entrata in vigore è prevista per il mese di Novembre, Pechino vuole assicurarsi che tutti gli slot di dati in uscita dalla Cina debbano prima superare la verifica di sicurezza della Cyberspace Administration of China, o comunque ottenerne l’avallo. Mentre la Data Security Law già da questo mese blinda le informazioni più sensibili, ovvero quei “core-data” che ineriscono la sicurezza nazionale, l’economia, la salute delle persone o altri domini di pubblico interesse.

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