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Politica
Incidenti sul lavoro, sperare di abolirli è una stupidaggine
(fonte LaPresse)

 

Gli incidenti sul lavoro sono una vecchia piaga. È normale che si faccia di tutto per evitarli, e infatti l’infortunistica ha fatto passi da gigante, ma certo non si riesce ad eliminarli. Inoltre essi hanno una distribuzione a caso, e dunque è assolutamente nella norma che se ne possano verificare tre mortali in un giorno e nessuno per quattro giorni di fila. Proprio per questo è stupido allarmarsi, dicendo che se ne sono verificati tot negli ultimi giorni, quasi a dire che siamo di fronte ad un’emergenza.

Questo mi ricorda una vecchia barzelletta. Tre giudici britannici vanno a fare una lunga passeggiata in bicicletta, cade la notte e si accorgono di non avere le luci prescritte. Così al più presto tornano a casa. Nessuno li ha visti, ma la coscienza gli rimorde, e decidono di processarsi vicendevolmente. Il giudice A assolve il giudice B perché non era a conoscenza del guasto della sua dinamo. Il giudice B assolve C perché è la prima volta che commette questa infrazione, e gli applica il perdono giudiziale. È il turno del giudice C di processare A, che è sicuro di essere assolto perché la bicicletta non è neanche sua, ma C è inflessibile e lo condanna a pagare una multa di parecchie sterline. “Come mai mi condanni? Io ho assolto B, B ha assolto te, tu perché mi condanni?” e C risponde serio: “Questo fenomeno dei ciclisti senza luce, la sera, sta divenendo inquietante. Questo è il terzo caso che viene giudicato oggi. Bisogna dare un esempio”.

Tornando agli incidenti, menarne scandalo è fuor di luogo. Certo, bisogna stare attenti. Certo, bisogna adottare le necessarie cautele ed osservare i regolamenti. Ma sperare di abolire gli incidenti è una stupidaggine. È come per gli aerei. Gli aeroplani sono il mezzo di trasporto più sicuro, e nondimeno ogni tanto muore un centinaio o due di passeggeri in un solo colpo.

Forse val la pena di ragionare sugli incidenti in generale. La prima, ineliminabile causa è la distrazione. Tutti sappiamo come si prende una scossa elettrica e per evitarlo basta non chiudere il circuito con la nostra mano. E meglio di tutti, ovviamente, lo sanno gli elettricisti. Ebbene, proprio loro vi diranno che ne hanno prese parecchie. Che è poi la ragione per la quale il voltaggio delle nostre case, a meno che non abbiamo i piedi in acqua, è sufficientemente basso da non ucciderci.

Ma c’è di più e di peggio. Può sembrare paradossale, ma la moltiplicazione delle protezioni produce la moltiplicazione delle imprudenze. Se si cresce con l’idea che viviamo in un mondo in cui non ci può succedere niente di lesivo, e dimentichiamo di essere prudenti, fatalmente subiremo l’incidente. In un certo senso, i provvedimenti anti-infortunistici nutrono un eccesso di sicurezza che si finisce col pagare.

Un’altra fonte di pericolo sono i troppi strumenti che devono evitare l’incidente. Se quella di comandante di un aereo di trasporto passeggeri è una professione difficile e molto specialistica è perché le cose da sapere, gli strumenti da controllare, i comportamenti da tenere in caso di difficoltà sono tali e tanti che, nel momento dell’emergenza, si può fare la mossa sbagliata. Con le conseguenze che sappiamo. Le esperienze negative precedenti hanno suggerito per ogni problema una contromossa, ma quante sono oggi le contromosse? Il risultato è che in condizioni normali a momenti anche un bambino potrebbe guidare un Jumbo, perché fa tutto il computer, e comunque basta seguire la routine. Mentre in caso di emergenza in cabina è il panico e il cervello del comandate può andare in tilt.

Ricordo un’altra barzelletta. Poco prima del decollo un signore legge il giornale, un altro è ansioso ed è visibilmente preoccupato. Un terzo addirittura ha gli occhi sbarrati, suda copiosamente, è rosso in viso e respira male. Un amico dello stewart gli chiede: “Guarda che strani comportamenti. Ma chi sono quelli?” E lo stewart risponde sorridendo. “Quello tranquillo è un habitué. Prende l’aereo almeno ogni quindici giorni e per lui è come prendere l’autobus”. “E quello così preoccupato?” “Mi ha detto che è la prima volta che prende un aereo”. “Lo capisco. E quello che a momenti sviene per l’emozione?” “Oh, quello, è Bassetti, un pilota molto esperto della nostra compagnia”.

La sera, a “Paperissima”, vengono mostrate scene di decine di persone che si propongono di realizzare piroette, prodezze varie in bicicletta, con la skateboard, o ballando sui tavoli e regolarmente si rendono ridicoli, vanno a sbattere, finiscono per terra e si fanno male. Perché? Perché hanno visto le stesse prodezze fatte da altri, magari in film, e credono di poterle fare anche loro. Infatti in quei film nessuno cadeva.

La morale è che il primo responsabile dell’incidente, nella stragrande maggioranza dei casi, è colui che ne è vittima. Il pericolo è sempre in agguato e non bisogna peccare mai per troppa sicurezza: e infatti la persona che più ha paura del mare è il marinaio. Soprattutto se è su una barca a vela, proprio quelle su cui si avventurano i marinai della domenica.

Ma sono prediche al vento. Troppa gente crede all’incidente soltanto dopo averlo avuto. Una volta si diceva che la patente di guida si conseguiva con un esame, ma si imparava sul serio a guidare soltanto dopo il primo incidente. Cioè comprendendo una buona volta che a sbagliare, in auto, si paga pegno.

giannipardo1@gmail.com

 

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