Israele in guerra, addio "campo largo". Opposizioni a pezzi, Meloni ringrazia
La risoluzione unitaria Pd, M5S e Avs è un compromesso che cerca di coprire le divisioni
Opposizioni divise e litigiose: la guerra in Israele complica tutto
La guerra in Israele rischia di mandare in frantumi quel poco, pochissimo, che resta del Centrosinistra. Lorenzo Guerini, atlantista ex ministro della Difesa e presidente del Copasir, si è schierato da subito senza se e senza ma con Israele, paragonando l'attacco allo Stato Ebraico all'invasione in Ucraina da parte della Russia.
Ma, nonostante la netta presa di posizione della segretaria Elly Schlein contro l'attacco di Hamas, non mancano certo i distinguo. Sia all'interno del Partito Democratico, la sinistra interna, sia da parte della bicicletta Sinistra Italiana-Verdi, che sottolineano come comunque i palestinesi abbiano diritto ad avere uno Stato (frase che detta in questo momento con le vittime israeliane che aumentano di ora in ora suona come una presa di distanza da Tel Aviv).
Anche nel Movimento 5 Stelle, già contrario all'invio di armi all'Ucraina, la linea ufficiale è ovviamente quella di condanna dell'attacco terroristico su vasta scala di Hamas, ma senza schierarsi apertamente con Israele. Anzi, i pentastellatii hanno proprio parlato di "reazione spropositata" da parte di Israele. Al centro, invece, sia Azione sia Più Europa sia i (pochi) renziani sono apertamente al fianco di Benjamin Netanyahu. Insomma, dopo le liti sui migranti, le divisioni sulla difesa della sanità pubblica, la distanza sull'Ucraina, il flop della battaglia sul salario minimo, un'altra tegola si abbatte sul sempre più lontano e improbabile campo largo per fronteggiare il Centrodestra guidato da Giorgia Meloni. Ciliegina sulla torta le parole di Giuseppe Conte, secondo il quale la parola campo largo gli fa venire l'"orticaria".
Tutto ciò nonostante Pd, M5S e Sinistra-Italiana siano riusciti a trovare un'intesa, un compromesso, per una risoluzione unitaria in seguito alle comunicazioni del ministro degli Esteri Tajani sull'attacco di Hamas a Israele. Con la risoluzione si impegna il governo ad "attivarsi immediatamente affinché l'Italia partecipi e sostenga ogni iniziativa, sia in seno all'Ue, che insieme agli alleati", che consenta di "giungere alla liberazione di tutti gli ostaggi, di evitare l'escalation militare, di proteggere le popolazioni civili e garantire ad Israele il diritto di esistere e difendersi". Si impegna il governo anche a "mettere in campo ogni sforzo per ricostruire un processo di pace e riaffermare il diritto di Israele e Palestina alla coesistenza sulla base dello spirito e delle condizioni poste dagli accordi di Oslo per l'obiettivo 'due popoli due Stati'. Una risoluzione breve, sintetica, che cerca di coprire le divisioni, spiegano fonti Dem.
Non a caso Azione e Italia Viva hanno presentato un'altra risoluzione. Ecco il testo: "La Camera, premesso che l'attacco brutale ed indiscriminato da parte di Hamas ad Israele va condannato con la massima fermezza, come gia' fatto da larghissima parte della comunita' internazionale, a partire dall'Unione Europea e dagli Stati Uniti d'America che hanno offerto pieno sostegno a Israele nell'esercizio del suo diritto alla difesa, come previsto dal diritto internazionale; che Hamas e' considerata una organizzazione terroristica' da Unione europea, Stati Uniti, Canada, Egitto, Giordania e Giappone; che l'attacco terroristico di Hamas si fonda sulla volonta' di negare il diritto stesso all'esistenza dello Stato di Israele e allontana la prospettiva di pace che possa portare alla soluzione di due popoli e due Stati'; che questa aggressione avviene in un momento strategico nel quale anche grazie al processo avviato con gli 'Accordi di Abramo' si erano riaperte condizioni di dialogo, impegna il governo ad attivarsi immediatamente affinche' l'Italia partecipi e sostenga ogni iniziativa - sia in seno all'Unione europea che insieme ai nostri alleati e alle organizzazioni internazionali - che consenta di evitare l'escalation militare, garantire ad Israele il diritto di esistere e difendersi nel rispetto del diritto internazionale umanitario e mettere in campo ogni sforzo per ricostruire un processo di pace, a fornire supporto e aiuti di natura umanitaria alle popolazioni colpite, evitando ogni forma di finanziamento e sostegno che possa supportare l'attivita' di organizzazioni terroristiche, a seguire con attenzione la situazione dei cittadini italiani presenti e a garantire un positivo esito delle procedure di rientro". E' quanto si legge nella risoluzione presentata alla Camera da Azione-Italia viva sulle comunicazioni del governo, con il ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Antonio Tajani, sulla situazione e sulle prospettive in Medio Oriente a seguito degli attacchi di Hamas contro Israele.
Il governo, con il ministro degli Esteri Antonio Tajani, ha dato parere favorevole a tutti i testi delle quattro risoluzioni presentate alla Camera. Con sole due 'annotazioni': la prima riguarda il testo della risoluzione di maggioranza, chiedendo di eliminare la parte "nella massima misura possibile" laddove si chiede che la popolazione civile sia tutelata. Quanto al testo di Pd, Avs e M5S, il ministro ha dato parere favorevole tranne che sul punto 5 delle premesse, ovvero "il processo di pace, negli ultimi anni, e' stato messo in grave crisi da iniziative unilaterali da entrambe le parti, come i continui attacchi missilistici provenienti da Gaza e l'allargamento, sostenuto direttamente e indirettamente, dal governo israeliano in carica, degli insediamenti dei coloni in Cisgiordania".
Insomma, tutto lascia pensare che al di là di qualche accordo locale e sporadico alle Amministrative, nel Centrosinistra e nelle opposizioni sarà tutti contro tutti fino alle Europee. Poi, a risultati acquisiti, lo scenario potrebbe cambiare radicalmente. Anche perché se il Pd resta sotto il 20% il 9 giugno 2024 quasi certamente al Nazareno non ci sarà Schlein ma Paolo Gentiloni. E la guerra in Israele altro non fa che complicare lo scenario per le tante minoranze in Parlamento, divise e litigiose.