Politica

Italia fra guerra e urne: Draghi 2 o sarà Putin a imporre la nuova "musica"...

L'opinione di Massimo Falcioni

A livello internazionale l’Italia ha con Draghi una credibilità mai così forte dall’ultimo quindicennio (Governo Monti), mentre la crisi dei partiti...

Italia, tra guerra e inflazione record. E i partiti politici...

Nel pieno di una guerra devastante in Europa con Putin che vuol riportare la Russia ai tempi di Pietro il Grande e con conseguenze sempre più pesanti per la pace mondiale e per le economie dell’Occidente e dove l’Italia è già sotto la scure di una inflazione record dell’8% che non accadeva da quasi 40 anni, i partiti del Belpaese vivono in un mondo tutto loro con l’unico obiettivo di “uscirne vivi” dalle elezioni politiche del 2023. Partiti di cartapesta con una classe dirigente per lo più inventata per nulla interessati al malcontento della gente, ribadito anche dall’astensionismo alle stelle nelle recenti elezioni amministrative. L’elettore non va più al seggio perché oramai si sente  tradito, consapevole che tanto poi quel suo voto sarà “inutile”. Manca la politica perché mancano i partiti.

Mai, nella prima Repubblica, i leader dei partiti – professionisti della politica – avrebbero consentito che un personaggio “estraneo” alla politica diventasse “vero” premier. E, tirate fin qui le somme, c’è da prendere atto che proprio per questo, per i partiti all’angolo, con Draghi premier di un esecutivo di “Unità nazionale” dal 13 febbraio 2021, l’Italia non è sprofondata nel baratro. Governo che, al di là delle fibrillazioni da operetta dovute al de profundis del M5S e al ping pong perditempo fra Salvini e Letta, va avanti per la propria strada solo grazie alla leadership e all’autorevolezza internazionale di Draghi, sempre sostenuto dal Colle. L’unica opposizione, quella della Meloni, resta impelagata dalle divisioni sul fronte del centrodestra sempre capace di farsi male da solo e da chi ancora in FdI sogna palingenesi da “boia chi molla”. Il risultato? Che a livello internazionale l’Italia ha con Draghi una credibilità mai così forte dall’ultimo quindicennio (Governo Monti) mentre la crisi dei partiti si è via via accentuata: oggi soltanto gli aficionados e i garantiti, cioè una minoranza di italiani, seguono i partiti. Gode, per ora, il leader del Pd Letta, l’unico partito di sistema al governo dal 2011 – con l’eccezione della parentesi dei due esecutivi “gialloverde”- senza avere mai vinto un’elezione. Qui siamo. Politicamente nella “bonaccia”. Il timore della maggioranza degli italiani, vale per oggi e ancor di più per i prossimi mesi, è che si cada dalla padella alla brace e che quindi meglio questo teatrino con finti partiti gestiti così da finti leader che giocano con le loro cerbottane a tirarsi proiettili di carta.

D’altronde, non è soprattutto grazie al “non politico” Draghi che l’Italia ha ricevuto dalla EU il PNRR di 191,5 miliardi di euro (222,1 miliardi di euro complessivi con il Fondo complementare pari a 30,6 miliardi di euro) e che a questi partiti non interessa altro che la solita spartizione elettoralistica? E il Parlamento? Già, il Parlamento. Non sono passati molti anni da quando la sinistra accusava la destra di voler mettere le brache al Parlamento. Tutti gli italiani, e non solo, sanno bene qual è oggi lo stato e quel è il ruolo di Camera e Senato, esautorati, caso esemplare del declino di una democrazia rappresentativa. Evidentemente, un Parlamento così, se non sta bene a tutti, sta bene anche alla maggioranza degli italiani. Il rischio, adesso, è che si vada a una campagna elettorale da guerriglia, del tutti contro tutti, senza vincitori né vinti, con il Belpaese sempre più in alto mare, alla deriva.

Non c’è davvero altra via se non quella di vedere fra qualche mese i soliti capi partito nella solita fila al Colle per chiedere che Draghi resti, comunque, a Palazzo Chigi, anche dopo le elezioni politiche? Insomma un Draghi 2, e zitti! Dio ci scampi, comunque, da nuove “discese in campo”, sempre possibili per l’odio che c’è oggi verso questa politica e questi politici e per questi italiani sempre pronti a seguire il pifferaio di turno. Non è stato così dopo la sbornia di Mani Pulite che decretò la fine della Prima Repubblica, dopo i governi di “centro-sinistra” con l’unione fra reduci mai pentiti ex Pci ed ex Dc  dopo l’ondata populista dei grillini e dei leghisti e i governi giallorossi? Non sarà facile far trionfare la ragione sul fanatismo, l’interesse generale su quelli di gruppo e di fazione quale che sia il colore e la maschera. A meno che non sia Putin a imporre nuova musica e nuovi musicanti. Con il plauso dei “soliti italiani” da sempre in attesa di Baffone.