Politica
L'Italicum e i nostri don Abbondio
Adriana Santacroce
@AdriSantacroce
Sabato due amici, deputati di FI e PD, mi han detto: 'se Renzi metterà la fiducia, e con il voto segreto, l'Italicum passerà a larga maggioranza'. Tradotto, nel segreto del voto, anche i più insospettabili voteranno si alla legge elettorale, perché ci credono o semplicemente perché non vogliono andare a casa. L'ipotesi è abbastanza plausibile.
Il chiasso di questi giorni, invece, fa presagire scenari apocalittici. L'ultimatum del Premier, la fiducia negata, il PD che si spacca, il Governo che va a casa. Fumo, rumore. Ma poi? Al di là dei tuoni e fulmini mediatici è bene riflettere su due aspetti che ridimensionano la vicenda e mostrano come, di fatto, i miei amici han probabilmente ragione.
Forza Italia urla e strepita. Brunetta cita Mussolini e il fascismo e promette lotta senza quartiere. Ma quella legge, loro, al Senato l'han votata così come dicono di volerla rigettare alla Camera. 'Ci siamo turati il naso pensando di condividere il presidente della Repubblica', rispondono. Ma la scusa non basta. Quella legge, con il premio alla lista e l'assenza degli apparentamenti, è stato un regalo a Renzi. Col patto del Nazareno era incomprensibile l'appoggio dato da Berlusconi che usciva fortemente penalizzato. E ancora oggi ci si chiede perché il Cavaliere lo abbia fatto. Ma quel che conta è che l'ha fatto. Non possono ora discutere di mancanza di democrazia quando son stati loro a partecipare alla stesura della legge. Quindi, anche se Brunetta si affanna a contestare l'Italicum e i modi di Renzi, molti di loro che han contribuito a scriver la legge, la voteranno. Perché un po' di coerenza, e di opportunismo, non guastano.
Ma il peso più grosso ce l'ha il partito democratico. 'Faccio saltare il banco' minaccia Renzi. Mandatemi a casa che si vota, ha detto chiaramente con il suo ultimatum. Ora, a parte che Mattarella ci penserebbe cento volte a tornare alle urne e in caso di sfiducia proporrebbe, quasi sicuramente, a Renzi di formare un nuovo Governo o, nella peggiore delle ipotesi, incaricherebbe un nuovo presidente, il vero problema è un altro. Se davvero si andasse a votare, oggi, lo si farebbe con il consultellum. Un proporzionale puro con le preferenze. E qui a rimetterci sarebbe Renzi mentre i cosiddetti dissidenti avrebbero solo da guadagnarci. Qualsiasi simulazione elettorale o sondaggio fornisce a Renzi una percentuale infondo al 35-37%. Tantissimo. Ma poco per governare senza premio di maggioranza. Ergo Renzi dovrebbe chiedere aiuto a Berlusconi o a quel che resta di lui e questa sarebbe, decisamente, una sconfitta. Ma i dissidenti non verrebbero nemmeno ricandidati, obbiettano i più timorosi. Sbagliato. Renzi non potrebbe candidare solo i suoi. Dovrebbe, di necessità, e per le regole democratiche di ogni partito, candidare anche gli esponenti della minoranza che poi se la giocherebbero con le preferenze.
È chiaro, dunque, che la corda che sta tirando il premier sa tanto di bluff. Che se si votasse col consultellum lui sarebbe di gran lunga ridimensionato mentre si aprirebbe per lui una stagione di potere enorme solo con in vigore l'italicum. Tutto questo Renzi lo sa, ma nonostante questo forza la mano lo stesso. Perché sa che i suoi 'avversari' interni, alla fine, chineranno il capo e diranno di si. Perché non hanno un progetto alternativo a lui. Perché non hanno il coraggio di buttar giù un governo per una legge elettorale e poi proporre un'alternativa. Che non hanno. Perché, diciamocelo chiaro, Renzi è il più forte. E gli lasceranno fare quel che vuole. Va bene tirare crisantemi, protestare e lasciare l'aula. Ma far cadere il Governo, e assumersene la responsabilità, è un'altra cosa. Se uno il coraggio non ce l'ha, non glielo si può dare. Diceva qualcuno che ne sapeva qualcosa.