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Politica
La censura a senso unico

Lascia piuttosto perplessi l’ultima polemica riguardante il supposto spot elettorale che Bruno Vespa avrebbe concesso a Matteo Salvini, durante l’intervallo della partita Juventus Roma dell’altra sera. La levata di scudi da parte della sinistra è stata unanime. I commenti la vetriolo sui social sono stati migliaia e tutti contro la Rai. Ma anche i partiti non hanno scherzato, con Zingaretti ( ospite da Vespa la sera prima ndr) a gridare allo scandalo del servizio pubblico radiotelevisivo. Il coro unanime è quello di chiedere la testa di Vespa e di tutto il consiglio di amministrazione Rai in massa fino anche forse all’usciere. 

Allo stesso tempo quando il “grande” scrittore, presentatore, attore,cantante, influencer, deejay e chi più ne ha più ne metta si è lasciato andare a coloriti epiteti contro Salvini e Linus, in qualità di direttore artistico della radio lo ha bacchettato definendolo fuori luogo , una nuova ondata di polemiche si è levata contro lo stesso, accusato invece di silenziare un libero pensiero. 

Forse qualcuno a sinistra ha nostalgia del miniculpop che in era fascista controllava che l’informazione non si discostasse troppo dalle idee del regime? E visto i commenti che girano in rete potrebbe anche non esser una semplice provocazione. E si perchè questa idea della censura e della difesa del libero pensiero a corrente alternata non è proprio un grande esempio di democrazia. 

Il fatto che tutto quello che viene fatto contro Salvini vada bene e che gli insulti e le offese verso di lui siano sempre lecite e che non meriti nemmeno il diritto di parola sta diventando un refrain stucchevole. D’altra parte in nessun paese al mondo la gente va in piazza contro l’opposizione e nessuno si scandalizza anzi è tutto un peana verso quattro ragazzotti che non hanno un idea che sia una costruttiva se non quella di odiare e contrastare Matteo Salvini e la Lega. 

La censura sembra diventata a senso unico contro Salvini in primis, ma anche contro la sua alleata Giorgia Meloni. Ed è proprio il Pd a prestarsi a questo gioco per convenienza e in sprezzo alle normali regole democratiche. La debolezza di un partito sta anche nel non essere in grado di far prevalere le proprie idee ma utilizzare invece le paure e l’odio contro l’avversario per screditarlo. In Spagna, in questi giorni, sta accadendo la stessa cosa contro il partito di destra Vox, che dopo essere stato messo all’angolo in parlamento, ora viene anche censurato dai social per alcune sue parole in difesa di una sua legge che prevede il controllo parentale sulla educazione dei figli. Ma anche nel parlamento europeo esiste il cosiddetto “cordone sanitario”,che di questi tempi rievoca gli spettri del passato con la possibile epidemia di un nuovo pericoloso coronavirus dalla Cina, per isolare i “pericolosi “sovranisti” che sono stati definiti dal presidente del Pd Davide Sassoli appunto come un “pericoloso morbo da estirpare”. Ma di tutto questo nessuno se ne occupa e nessuno si preoccupa se ad un eurodeputato di Fratelli di Italia ( Nicola Procaccini) di recente è stata negata la presidenza di una commissione , che gli spettava, solo perché una eurodeputata dell’estrema sinistra lo ha impedito appellandosi appunto al famigerato cordone sanitario. Ma lo stesso può dirsi della decisione presa qualche mese fa da Facebook di cancellare tutti i profili social di Forza Nuova, una legittima forza politica che in Italia è libera di partecipare alle elezioni politiche di ogni genere, cosi come accaduto ad Alba Dorada in Grecia che è addirittura rappresentata nel parlamento nazionale.

La censura è un tema molto delicato, che spesso si scontra con la faziosità e l’intolleranza che sta crescendo sempre più in Italia ed in Europa. La dialettica politica si fa nelle sedi istituzionali e non nelle aule dei tribunali o sotto forma di processi sommari alle intenzioni. Il pensiero in democrazia è libero qualsiasi esso sia, sempre che rimanga chiaramente nei limiti della costituzione. Negare questo diritto rischia di aprire pericolosi scenari di deriva istituzionale di cui certo il nostro paese non ha alcun bisogno. A buon intenditor.

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