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Politica
"La Chiesa è un punto di riferimento. Conte? Solo uno scivolone (spero...)"
Lapresse

"Attribuisco quanto accaduto a uno scivolone non intenzionale. Escludo che ci sia da parte di Conte la volontà di rompere i rapporti con la Cei. Il premier voleva dire che ci stava ripensando, anche se è difficile da decifrare esattamente". Vincenzo Scotti, ex ministro dell'Interno e degli Esteri, ex capogruppo della Democrazia Cristiana alla Camera, ex sindaco di Napoli e fondatore-presidente della Link Campus University, analizza con un'intervista ad Affaritaliani.it la lite tra la Chiesa Italiana e il presidente del Consiglio dopo il no (poi parzialmente ritrattato) del capo del governo alla partecipazione dei cittadini alle messe con l'avvio della cosiddetta Fase 2.

papa francesco 2
 

Si è incrinato il rapporto tra Conte e la Cei-mondo cattolico?
"Spero proprio che in questo momento particolarmente difficile non sia così e lo dico nell'interesse generale. Al di là della politica, il Papa sta manifestando una presenza molto utile per tutto il mondo e soprattutto per l'Italia. Vorrei davvero che non cresca un contrasto, ma che l'incidente si chiuda al più presto trovando la soluzione migliore per tutti".

Conte avrebbe dovuto dare l'ok alle messe così come ha fatto con i funerali?
"Il presidente del Consiglio ha le informazioni dai suoi scienziati, che io non ho, e tutto dipende da quelle informazioni. Forse poteva dire qualcosa in più in diretta tv, si vedeva chiaramente che era stretto tra gli input degli scienziati e la necessità di garantire la libertà di culto".

Il vescovo di Ascoli Piceno, Monsignor Giovanni D’Ercole, ha usato parole durissime contro il governo ("Quella di Conte è una dittatura. Pregare è un diritto: o ce lo date o ce lo prendiamo"). Ha esagerato?
"Papa Francesco non avrebbe certamente usato queste parole. Non è il momento di trasformare le difficoltà in uno scontro. Non conosco le informazioni degli scienziati e nemmeno lo stato della discussione tra il governo e la Cei, inviterei tutti a tener conto degli interessi della gente e a trovare una soluzione comune che utilizzi tutte le forze del Paese. E le autorità religiose ricoprono sicuramente un ruolo molto importante".

Quindi non siamo di fronte alla rottura tra Conte e la Cei...
"Posso solo augurarmi che sia stato uno scivolone e che in quel momento il premier non abbia fatto una riflessione adeguata. Spero davvero che non ci sia alcuna rottura. Al di là del fatto che una persona sia credente o meno, il Papa ha fatto e sta facendo tantissimo per la comunità italiana. Pensiamo alla sofferenza per i funerali che non si sono celebrati, qui si tratta della cultura e della tradizione del Paese, non solo religiosa".

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Nella maggioranza Pd e Italia Viva hanno un'attenzione particolare al mondo cattolico, mentre il Movimento 5 Stelle sembra ultra-laico e quasi alla Bonino. E' così?
"Chi governa deve puntare come obiettivo alla coesione tra la gente e la presenza del Papa e della Chiesa è estremamente importante. Condivido questa analisi sulla maggioranza, è giusta. Ma questa sorta di gioco sulle questioni laicali e così via possono essere fatte da noi, ma non da chi governa l'Italia".

Insomma, c'è bisogno anche della Chiesa e del Papa per la coesione sociale...
"Un presidente del Consiglio ha bisogno di tutte le voci alte e autorevoli per tenere unito il Paese. C'è la necessità di far sentire alla gente che le istituzioni hanno una grande sensibilità, il problema è di chi governa. Tra queste voci in primo luogo ci sono la Chiesa e il Papa, ma non lo dico dal punto di vista di un credente ma per il governo che deve preservare e mantenere la coesione sociale. Lasciamo da parte culture e tradizioni antiche, il passaggio non è affatto semplice e verranno questioni economiche e di povertà drammatiche. Non è quindi il caso di creare divisioni e tensioni su questioni che vanno esaminate laicamente e con questo termine intendo prescindendo da ideologie e fedi. Non sarebbe corretto dire che la Chiesa e il Papa servono al Paese, nel senso che l'Italia ne ha bisogno, sono però un punto di riferimento essenziale per la coesione sociale del popolo, specie in un momento così difficile. E chi governa lo sa".

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