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Politica
Leader PD esultano per la liberazione di Lula in Brasile. Ma l'ex presidente..
(FOTO LAPRESSE)

Esultano i leader PD per la liberazione, in Brasile, di Lula. Ma l'ex presidente bloccò l'estradizione di Battisti difeso dagli intellettuali, ma Pennac si è pentito, poi catturato in Bolivia , ora in cella

"El pueblo unido jamàs serà vencido".  D'Alema, Gentiloni, Zingaretti, i "companeros" italiani di Luiz Inàcio Lula da Silva, 74 anni, hanno intonato dei peana, alla notizia della sua liberazione. E a molti la loro, eccessiva, esultanza,  ha ricordato le strofe di una delle più note canzoni sudamericane, legate al socialista Allende, Presidente del Cile, morto a Santiago, durante il golpe di Pinochet, nel 1973.

L'ex Presidente del Brasile (dal 2003 al 2010) era detenuto non a causa di nobili ragioni politiche, ma in seguito alla condanna per due brutte vicende di corruzione e di tangenti. 

La presidenza di Luna riporta alla memoria degli italiani la tragica vicenda di Cesare Battisti, spietato terrorista, rapinatore e killer, restituito al nostro Paese dal governo della Bolivia, dopo 36 anni di latitanza. 

Il caso-Battisti è la sconcertante storia di un assassino, condannato dalla giustizia, ma salvato dalla politica. E coccolato dai "cattivi maestri" della letteratura e del giornalismo. Ma lo scrittore francese, Daniel Pennac, qualche mese fa, si è pentito di averlo sostenuto.

La giustizia è quella italiana, che gli ha inflitto l’ergastolo per quattro omicidi. Ma il terrorista rosso fuggi' prima in Francia, poi in Brasile, dove il 31 dicembre 2010 l’allora Presidente, Lula, mise il veto all’estradizione, con l’ultimo, discusso atto del suo mandato.  Eppure i processi avevano documentato che era stato il gelido, e senza scrupoli, Cesare a impugnare le armi. E le sue vittime furono quattro innocenti, ammazzati per vendetta. Il rapinatore-killer, diventato un romanziere modesto ma intoccabile,venne presentato dai professorini radical-chic, italiani e francesi, come una vittima della "infame repressione italiana negli anni di piombo". 

Il killer venne condannato in tutti i gradi di giudizio per quattro omicidi. Un’escalation spaventosa. Nel 2004 il "compagno assassino" venne arrestato a Parigi. In giugno, i giudici francesi concessero l’estradizione: "non è un perseguitato". L'eterno latitante, però, era già fuggito in Brasile. Nel Paese sudamericano, prima la Procura generale e poi la Corte suprema ne autorizzarono la riconsegna all’Italia. Nel 2009, il ministro della Giustizia, Tarso Genro, tuttavia, gli concesse asilo politico. E alla fine, il "grande Presidente" Lula, come lo ha definito Gentiloni, bloccò l’estradizione.

Nuovamente latitante dal dicembre 2018,  il 12 gennaio 2019, venne, finalmente, catturato a Santa Cruz de la Sierra, in Bolivia, da una squadra dell'Interpol(composta da Polizia italiana, Criminalpol e Antiterrorismo).

Il 14 gennaio scorso, con il suo ghigno di sfida e in manette,  Battisti arrivò  prima a Ciampino e poi nel carcere di Oristano. Legittima l'esultanza, pubblica, dei ministri Salvini e Bonafdede. Dovrebbe scontare l'ergastolo, ma non ostativo, perchè,   tra 3 anni, potrà chiedere la liberazione anticipata, permessi-premio e misure alternative alla detenzione.... Insomma, non "marcirà in galera", come aveva auspicato, nel giorno del suo ritorno in Italia, Matteo Salvini. Subito bacchettato, con severità, da uno dei "cattivi maestri" della gauche nostrana, Adriano Sofri, stangato a 22 anni per l'omicidio, a Milano, nel 1972, del commissario di PS, Luigi Calabresi, padre dell’ex direttore de “La Repubblica”. Cioè il giornale, fondato da Scalfari, che firmò un appello contro Calabresi, accusato per la morte, nella questura di Milano, dell’anarchico Pirelli, fermato dopo la strage, nel dicembre 1969, nella Banca nazionale dell’Agricoltura, in Piazza Fontana.

 

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