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Politica
Lega, Salvini sulla scia di Trump. Così la Lega diventa nazionale

La manifestazione anti-Renzi di Firenze, anticipata dall'intervista rilasciata dal segretario venerdì ad Affaritaliani.it (clicca qui per leggerla), ha segnato la svolta della Lega imposta e voluta da Matteo Salvini. La sorprendente vittoria di Donald Trump nelle elezioni presidenziali americane hanno accelerato i tempi. "Da oggi si comincia, andiamo a vincere", ha detto il segretario arringando la folla (numerosa) che ha riempito la piazza della città del premier. E' fatta: addio alla parola Nord e a ogni riferimento all'indipendenza della Padania, contenuto nell'articolo uno dello statuto, da sancire con un congresso straordinario a gennaio.

Il nome sarà soltanto Lega, o forse Lega degli italiani, ma l'idea di base è quella di un movimento nazionale e identitario sul modello del Front National francese, dell'Afd tedesca, del partito dell'ungherese Orban e, ovviamente, di quella parte di Partito Repubblicano Usa ha sostenuto senza se e senza ma Trump. Si tratta del completamente della metamorfosi del Carroccio. Il federalismo, fiscale e istituzionale, resta in modo blando sullo sfondo ma non è più il core business dell'azione politica. Il cuore del programma saranno la difesa del confini, il no all'immigrazione clandestina, il rifiuto dell'euro e di questa Europa delle banche e della finanza, l'abbassamento generale della pressione fiscale attraverso la flat tax al 15%.

E Berlusconi? Come ha detto Salvini ad Affaritaliani.it, "si decida, perché Il tempo è scaduto". Nella nuova coalizione identitaria e nazionale, che Salvini non vuole chiamare Centrodestra, certamente ci sarà Giovanni Toti e tutti coloro che in Forza Italia, come Daniela Santanchè, sono schierati senza tentannamenti per il No al referendum e non rimpiangono il Patto del Nazareno. Un ruolo importante l'avrà Giorgia Meloni, intervenuta a Firenze e applauditissima dal popolo leghista. L'unica incognita è capire cosa faranno tutti coloro che nel Carroccio sono ancora legati all'idea della secessione e dell'indipendenza della Padania. E' sicuro che Umberto Bossi non gradirà la svolta di Salvini anche se è difficile ipotizzare una scissione.

Ma come la prendereranno i padanisti alla Borghezio e Speroni? Ovvero la vecchia guardia che non ha mai digerito lo sbarco al Sud e l'alleanza con la centralista Le Pen. Poi ci sono i Governatori Maroni e Zaia. Il presidente della Lombardia ha vinto le elezioni promettendo che il 75% delle tasse pagate dai lombardi resterà nella Regione, mentre l'ex ministro dell'Agricoltura voleva perfino tenere un referendum sulla secessione del Veneto dall'Italia (modello Scozia e Catalogna). Come si concilieranno queste posizioni con la nuova Lega nazionale di Salvini? Sono interrogativi chenei prossimi mesi saranno al centro del dibattito a destra.

Un punto però è chiaro: Salvini vuole basare la forza della sua azione politica sui sindaci, e non a caso a Firenze ne erano presenti ben trecento. I sindaci, che in futuro dovrebbe assumere poteri di ordine pubblico (come in America) e prendere le attuali funzioni dei prefetti (almeno nelle città capoluogo di provincia), sono i primi rappresentanti verso i cittadini della nuova destra identitaria, nazionale e popolare. La svolta è iniziata. Da oggi anche l'Italia ha il suo Trump.

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