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Politica
Legge elettorale, ora si parte. "La riforma non porterà le urne"

La data cerchiata in rosso è martedì 8 settembre, quando sarà votato in Affari costituzionali della Camera il testo base della legge elettorale, il cosiddetto Germanicum. Lo spiega ad Affaritaliani.it il presidente della prima Commissione e deputato del Movimento cinque stelle Giuseppe Brescia che non si sbilancia, però, sui tempi. Quello che conta, dice, è “sbloccare la discussione partendo da un testo che era stato condiviso dalla maggioranza a dicembre”.

Presidente Brescia, dunque, fumata bianca dall’ufficio di presidenza sulla legge elettorale?
Sì, finalmente martedì voteremo il testo base e avvieremo la discussione. Italia viva ha cambiato idea rispetto a qualche settimana (il 23 luglio Iv si oppose alla calendarizzazione del voto sul testo, ndr).  

Proporzionale e sbarramento al 5 per cento: si parte da qui. Ma sui tempi che rassicurazioni può dare?
Domani vedremo le indicazioni che ci darà la conferenza dei Capigruppo. Il nostro obiettivo è approvare una legge elettorale a urne lontane, per evitare interessi di parte. Questo governo e questa legislatura sono destinati a durare.

Difficile che il testo arrivi in Aula prima del 20. Anche perché Iv si oppone. È così?
Oggi conta sbloccare la discussione partendo da un testo che era stato condiviso dalla maggioranza a dicembre. Dopo i dibattiti estivi, il confronto deve avvenire nelle sedi opportune, come la Commissione e l’Aula. Adottiamo il testo base e poi capiremo come comportarci anche in base al numero degli emendamenti.

Oltre alla tempistica, Renzi critica anche i contenuti della riforma e rilancia sul modello tedesco, dicendo che se proporzionale deve essere allora dovranno esserci anche sfiducia costruttiva e monocameralismo. Come se ne esce?
Quando si è insieme in maggioranza serve un atteggiamento costruttivo per spegnere ogni polemica strumentale. Il programma di governo di un anno fa è abbastanza chiaro ed è già scritto che bisogna introdurre alcuni istituti per assicurare più equilibrio al sistema. Discuteremo apertamente se la sfiducia costruttiva è uno di questi.

La riforma del sistema di voto rientra tra i correttivi chiesti a gran voce dai vostri alleati democratici per sostenere il taglio dei parlamentari. Ora, secondo lei, in casa Pd sarà più facile sostenere il sì al referendum?
Al Pd basta guardare la propria storia. Nel 2008 Zanda presentò al Senato una proposta che riduceva a 400 il numero dei deputati e a 200 quello dei senatori. Proprio come quella che tutti i partiti hanno votato quasi un anno fa in Parlamento. Nella relazione della proposta di legge troviamo motivazioni simili alle nostre sulla riforma secca. L’iter di quella proposta andò avanti. Si arrivò a un testo con altri numeri (più alti), ma poi il governo Berlusconi con il ministro Calderoli presentò un suo ddl che non conteneva solo la riduzione del numero dei parlamentari. Il Pd allora protestò (Zanda incluso) perché voleva discutere solo il taglio dei parlamentari e non altro.

Non è escluso che il Pd opti comunque per la via d’uscita della libertà di coscienza. Se così fosse come vivrebbe questa scelta il M5s? Sarebbe vista come un mancato rispetto dei patti da parte dei dem?
Guardi, ci sono partiti e leader che credono di avere il monopolio dei voti dei loro elettori così come ci sono giornali che pensano di essere padroni dei voti dei loro lettori. Non è così. Questo referendum non è un sondaggio sul Movimento cinque stelle, né sul governo. Non l’abbiamo chiesto noi. I cittadini sono chiamati a dire sì o no a una riforma epocale. I partiti in Parlamento hanno già detto sì, ora tocca ai cittadini esprimersi su un quesito semplice. Sono sicuro che decideranno senza interferenze di partito.

Se un sì dell’Aula sulla legge elettorale è difficile da raggiungere in questo mese, che possibilità ha invece la riforma Fornaro sulla modifica del sistema di voto su base regionale del Senato?
Abbiamo già fissato il termine per la presentazione degli emendamenti a venerdì 4 settembre. Sui tempi deciderà la conferenza dei Capigruppo di domani.

Soffermiamoci ancora sul referendum. Se passa il taglio dei parlamentari, bisognerà lavorare ai nuovi regolamenti di Camera e Senato. Avete già immaginato delle modifiche salienti?
Bisognerà rivedere i numeri per la composizione dei gruppi e anche quelli dei componenti di ogni singola commissione. Personalmente poi, credo che sarà l’occasione per aumentare il livello di trasparenza nelle commissioni che diventeranno ancora più importanti nell’iter decisionale. La questione compete comunque alla Giunta per il regolamento in cui c’è stato un primo confronto.

Che fine ha fatto invece la legge sul conflitto d’interesse calendarizzata a luglio?
Rimane una priorità del Movimento cinque stelle. Presenterò nelle prossime settimane un nuovo testo base anche alla luce del confronto istituzionale con le autorità che avranno nuove competenze, come l’Antitrust e l’Anac. È un lavoro imprescindibile per una legge che funzioni davvero e per evitare slogan e spot controproducenti. Va approvata molto prima del 2023.

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