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Politica
Leopolda, Renzi ha deciso: subito elezioni politiche e scissione nel Pd


La Leopolda di Firenze è stata una vera e propria svolta per la politica italiana. L'affondo senza precedenti del premier Matteo Renzi contro la minoranza dem, tranne Gianni Cuperlo che ha firmato l'accordo sulle modifiche all'Italicum e voterà sì al referendum, segna un punto di non ritorno. Quando il presidente del Consiglio afferma che il voto del 4 dicembre è "un derby", rivolgendosi a Pierluigi Bersani, di fatto conferma la scissione all'interno del Partito Democratico. Qualora dovessero vincere i No, e tutti i sondaggi indicano il Sì in forte ritardo, il premier si dimetterà il giorno dopo per chiedere subito il ritorno alle urne. "Non mi farò rosolare", ha spiegato Renzi ai suoi più stretti collaboratori subito dopo la chiusura della kermesse di Firenze. Ovviamente il premier non ricandiderà nessuno di coloro che hanno annunciato il loro voto contrario alle riforme istituzionali, quindi tutta la sinistra interna tranne Cuperlo.

Così, di fatto, si andrà al divorzio tra i renziani e la minoranza di Bersani-Speranza che tenterà di costruire un cartello elettorale modello Die Linke (il partito della sinistra radicale tedesca) con Sel, Sinistra Italiana e Rifondazione Comunista. Ma perché Renzi correrà alle urne (Mattarella permettendo)? Semplice, il timore del leader dem è quello di essere costantemente sotto ricatto a Palazzo Madama o della sinistra Pd (comunque decisiva) o dei centristi verdiniani e alfaniani. Meglio quindi chiudere in fretta la Legge di Bilancio, per evitare l'esercizio provvisorio (magari con qualche altra 'mancia elettorale'), modificare l'Italicum rendendolo valido anche per il Senato e andare al voto anticipato subito a febbraio o al massimo all'inizio di marzo del 2017. L'intenzione di Renzi è quella di trasformare la campagna elettorale per le Politiche in un referendum su se stesso e di chiedere all'Italia di scegliere tra la stabilità del Pd o il "salto nel buio" dei 5 Stelle o della destra dominata da Salvini. Ormai ci siamo e il 4 dicembre, comunque finisca, potrebbe davvero essere una data che entrerà nella storia della Repubblica Italiana.

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