Politica
Liliana Segre insultata da un antifascista, imbarazzo nella sinistra



Gian Marco Capitani ha insultato Liliana Segre dal palco della manifestazione no Green Pass di Bologna ma sui social si proclama antifascista
"Una donna vergognosa che ricopre un seggio che non dovrebbe avere perché porta vergogna alla sua storia e che è Liliana Segre, dovrebbe sparire", é la frase pronunciata venerdì in piazza Maggiore da uno dei manifestanti No Green Pass che ha parlato al microfono durante il presidio a Bologna, Gian Marco Capitani.
Subito è arrivata alla senatrice a vita la solidarietà bipartisan dei rappresentanti politici che hanno stigmatizzato le ingiurie subite dalla sopravvissuta alla Shoah. “Le parole pronunciate contro Liliana Segre sono vergognose”, ha scritto sulla sua pagina Facebook il neosindaco di Bologna Matteo Lepore, “e rivelano ancora una volta il filo nero che attraversa molte di queste manifestazioni. Le istituzioni devono prendere posizione contro ogni forma di fascismo”.
“Attacchi vergognosi alla Segre”, ha sottolineato anche il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, che ha anche chiesto di provvedere “immediatamente allo scioglimento delle associazioni neofasciste e neonaziste”.
Il quotidiano Libero, però, facendo ricerche sui social di Gian Marco Capitani ha scoperto che il manifestante era “tutto tranne che fascista”. Su Facebook, riporta il quotidiano, si trova una sua fotografia a fianco allo slogan El pueblo unido jamás será vencido.
Capitani era poi in piazza lo scorso 25 aprile e attaccava Bonaccini gridando: “Non importa se nel tuo albero genealogico ci sono nomi di noti partigiani. Bonaccini nel 2016 ha firmato una legge che escludeva dall'asilo nido bambini sani. Una legge nazifascista”. E sottolineava che “un nazista è tale anche se indossa la camicia rossa. Sono le azioni che compi che ti qualificano come fascista, non i colori dietro i quali ti nascondi”.
A pochi mesi da quelle dicharazioni, Gian Marco Capitani era alla manifestazione No Green Pass di Bologna a insultare una sopravvissuta al campo di concentramento di Auschwitz.
Il giorno dopo, Capitani ha cercato di difendersi con una lettera aperta: "Nell'impeto del momento ho detto che 'Lei dovrebbe sparire da dov'è'. Il termine 'sparire' è stato certamente infelice e mi dispiace non essermi espresso in modo più appropriato", ma "la mia opinione è semplicemente legata al ruolo di presidenza della commissione per il contrasto dell'intolleranza da Lei ricoperto. In quel ruolo ritengo che Lei abbia il dovere di esprimersi contro ogni violenza, anche se è rivolta a chi non la pensa come Lei".
Il Corriere della Sera ha riportato la reazione di Liliana Segre: "Da parte di una persona che come ultimo atto della sua vita ha promosso una Commissione contro l'istigazione all'odio, la risposta ora è il silenzio".