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Politica
Majorino: "Pd leale con Draghi, ma in Libia si parli anche dei diritti umani"
Pierfrancesco Majorino, ex assessore al Welfare di Milano, dal 2019 è parlamentare europeo del PD

L’europarlamentare Pierfrancesco Majorino è tra le voci più critiche nei confronti della posizione conciliante che il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha preso durante la sua visita ufficiale in Libia, la prima missione all’estero del suo mandato.

Pur riconoscendo l’importanza di stabilire una forte relazione con il Paese nordafricano, l’esponente del Pd chiede che il tema del rispetto dei diritti umani sia posto al centro di questi negoziati: “Credo che sia fondamentale accompagnare questa fase di transizione della Libia, segnando un protagonismo sia dell’Unione Europea che dell’Italia, perché finalmente ci sono dei cambi di scenario significativi. È quindi importantissimo stabilire relazioni forti, in vista delle elezioni e della stabilizzazione del Paese, pertanto il Governo Draghi ha fatto molto bene ad aprire dei colloqui che sono culminati nella visita del Presidente del Consiglio. Tuttavia, da questa cornice non può essere tagliato fuori il tema dei diritti umani. Non vanno anteposti al dialogo, ma ne rappresentano un elemento essenziale: proprio in una dimensione di relazione con le nuove forze che si stanno determinando in Libia potremo fare un salto in avanti sul tema”. 

È per questo che le affermazioni di Draghi l’hanno delusa? 

Le trovo sbagliate nel merito, perché la Libia in questi anni è stata un disastro nel rispetto dei diritti umani, determinando la creazione dei campi di concentramento. Inoltre, le ho trovate insufficienti: dobbiamo andare in Libia con un progetto forte di svuotamento dei campi di concentramento, come parte essenziale del nostro ruolo in questo nuovo scenario. In questo contesto si sta veramente verificando un cambiamento importante, ma il tema ora sta nell’introdurvi o meno il tema dei diritti umani. Per me la scelta è ovvia.

Il fatto che il Governo Draghi tenga insieme così tante forze politiche di orientamento differente forse complica la definizione di una linea chiara nella politica estera?

Non saprei, ma devo purtroppo ricordare che la situazione della Libia nasce anche a seguito di errori essenziali commessi dai governi di centrosinistra. Come ebbi a dire nei primi mesi del mio mandato da Europarlamentare, la Guardia Costiera libica è stata finanziata con fondi europei tolti alla cooperazione grazie ad un’azione del governo italiano, che era quello di centrosinistra. Sulla Libia purtroppo c’è da tempo una linea di continuità: il tema dei diritti umani non è stato affrontato da nessuno dei nostri governi. Per questo bisogna insistere e alzare la voce.

Questo modifica il suo giudizio sul Governo Draghi o sulla posizione che il Pd dovrebbe tenere nei suoi confronti?

Non lo modifica, perché sinceramente non mi facevo molte illusioni su questo piano. Purtroppo non mi stupisce positivamente. In quanto al Pd, credo che debba essere dentro il Governo in modo leale, ma allo stesso tempo autonomo e capace di evidenziare le cose che non funzionano o su cui si deve fare di più. Su questo tema, come su tutti gli altri.

Tra le cose da fare c’è certamente l’impulso da dare alla campagna vaccinale, che oltretutto è uno degli obiettivi alla base della nascita di questo Governo. Qual è la sua opinione in merito?

Penso che il Governo stia facendo tutto quello che può. Anche in Europa, si sta giustamente battendo perché si facciano scelte adeguate. L’Europa è partita sottovalutando le condizioni di ingaggio delle grandi multinazionali coinvolte. A livello nazionale si sta facendo il possibile, ma mi piacerebbe vedere uno scatto sulle questioni della Lombardia. Sarebbe ingeneroso dare le colpe a Draghi, visto che anche il Governo precedente non è intervenuto, ma nel frattempo la Lombardia è diventato un conclamato caso internazionale di fallimento e inadeguatezza. Non esiste in Europa nessuna regione che come la Lombardia sia riuscita a sbagliarle tutte nell’arco di un anno. È un caso internazionale di malasanità e secondo me il Governo dovrebbe intervenire con più determinazione. 

Tuttavia la situazione della campagna vaccinale in Lombardia sembra molto migliorata grazie all’intervento di Poste Italiane: questo secondo lei non basta?

Certo: è bastato mettere il sistema di prenotazione nelle mani di Poste Italiane per vedere dei miglioramenti. Tuttavia, stiamo ancora vivendo giornate di grande fatica. Arrivano continue segnalazioni su anziani Over 80 che si recano nei centri vaccinali, convinti di poter essere vaccinati senza appuntamento, e non certo per una loro invenzione: è quello che ha comunicato Letizia Moratti alcuni giorni fa, salvo poi fare una parziale retromarcia dopo l’intervento di Guido Bertolaso. Ma ancora oggi ci sono file di persone convinte di poter ricevere il vaccino senza appuntamento! Questa ritengo che sia la fotografia di una situazione drammatica. Una situazione, nella quale – non dimentichiamolo – ogni fase ha avuto regioni che performavano in maniera accettabile (nella prima ondata erano Veneto ed Emilia Romagna, ora è il Lazio) e la Lombardia che invece è sempre stata in difficoltà. In Lombardia ci sono stati errori sulle RSA, carenza di assistenza domiciliare, vicende giudiziarie con le loro ombre comunque da chiarire, i cambi di assessori e dirigenti regionali, il fallimento con il vaccino antinfluenzale, quello sostanziale del vaccino anti-Covid per gli Over 80, l’enorme problema di Aria Lombardia… Se si mettono insieme tutte queste cose, condite poi dagli errori sulle zone rosse e gli inciampi comunicativi, si forma davvero un quadro allarmante; quello di una classe dirigente totalmente allo sbando, che è riuscita in un miracolo: far diventare la Lombardia la regione peggio gestita d’Italia sul piano sanitario, dopo che per cento anni aveva rappresentato l’eccellenza sanitaria nazionale.

Qual è e quale dovrebbe essere il ruolo dell’Europa nella gestione del Covid-19, tema al quale lei e il suo collega europarlamentare Piero Graglia avete dedicato il libro “La cura”?

Credo che l’Europa sia stata eccellente sul piano delle misure economiche e sociali, avendo messo in campo le risorse di Next Generation EU e il Recovery Fund: la sola Italia godrà di 209 miliardi, in parte a fondo perduto, come ingrediente essenziale per ripartire. Tuttavia, l’Europa non può essere vista solo su questo piano: va migliorata la capacità di produzione e distribuzione del vaccino e modificata la politica sanitaria complessiva. Però serve più Europa, non meno Europa. Le criticità oggettive di oggi ci dicono che va rafforzata ancora di più, non certo indebolita. Senza l’Europa unita, tutto sarebbe andato ancora peggio, con 27 Paesi in guerra per il vaccino. Inoltre credo che serva un coraggio ulteriore: bisogna aprire una riflessione su come garantire il fatto che il vaccino sia davvero un bene comune, liberandone la produzione dal vincolo dei brevetti. Altrimenti, nei prossimi mesi le varianti metteranno in ginocchio il sud del mondo e rischieranno di mettere in enorme difficoltà anche noi. Deve essere chiaro che il tema della vaccinazione non finirà a maggio/giugno, ma ci accompagnerà per diverso tempo. Non so se ci riusciremo, ma bisogna spingere in questa direzione.
 

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