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Politica
Manifestazione comunista il 2 giugno. L'opposizione non è solo il Centrodestra

 

Il partito comunista, guidato da Marco Rizzo, ha indetto una manifestazione nazionale per il 2 giugno. Naturalmente, a causa delle limitazioni degli spostamenti tra regione e regione ancora presenti, tale manifestazione si terrà in modo sincronizzato in varie piazze d’Italia e queste saranno in tutte le regioni (il comizio sarà in contemporanea alle ore 11. Rizzo parlerà a Roma a Piazza San Silvestro).

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Marco Rizzo è stato nei suoi lunghi trascorsi politici sempre coerente e sempre comunista. Tre volte parlamentare nazionale e una volta parlamentare europeo. Nel 2009 ha promosso la costituzione di un raggruppamento chiamato Comunisti Sinistra Popolare, che è diventato poi il Partito Comunista di oggi, rimanendone  segretario generale.

Questo partito dichiara esplicitamente di ispirarsi alla tradizione più coerente del comunismo. Ed è per questo che – lo confessiamo – avevamo qualche preconcetto su di esso, aspettandoci solo proclami nostalgici e una scarsa attinenza all’attualità politica. Invece il suo programma e in particolare gli slogan che caratterizzano la sua azione politica e questa manifestazione mettono i piedi nel piatto nei problemi più scottanti della società odierna.

Si parte da una critica serrata alla politica del governo attuale, che molti chiamano giallo-rosso, caratterizzando con il colore rosso la presenza del PD. Ci si aspettava quindi una certa indulgenza del partito comunista verso un governo certamente più spostato a sinistra rispetto ai governi precedenti.

Nulla di tutto questo.

Sia la gestione dell’emergenza, che l’atteggiamento verso l’Europa che questo governo sta tenendo è al centro delle polemiche del partito.

Non si fanno sconti.

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Si critica l’atteggiamento di acquiescenza verso Confindustria e le banche, si reclama il sostegno ai lavoratori e alle piccole attività che sono state colpite dalla crisi scatenata dalla pandemia, ma questo – si dice – deve essere effettuato senza emissione di nuovo debito, ma con diretta emissione di moneta. Richieste che confliggono coi trattati europei e ciò mette direttamente in contrapposizione questo partito con l’impianto delle politiche europeiste basate sull’offerta di crediti. MES, coronabond, recovery fund vengono tutti messi alla sbarra, ricordando come questo tipo di indebitamento abbia condannato la Grecia all’austerity che ha fatto precipitare quel paese nel baratro della crisi, come oggi molti economisti non mancano di osservare. La soluzione dei comunisti di Rizzo è quella di “stracciare” ai trattati e di uscire unilateralmente dall’Unione Europea.

Quindi l’opposto delle politiche che la sinistra radicale aveva tenuto coi governi di centrosinistra a cui essa aveva partecipato.

Molti detrattori di questo partito non mancano di mettere sullo stesso piano gli atteggiamenti che hanno gli antieuropeisti italiani, in particolare accostando le proposte del partito comunista a quella della destra estrema. Ma Rizzo respinge sdegnosamente questi paragoni rifiutando ipotetiche alleanze sia con la destra, che anche con altri raggruppamenti politici dell’opposizione a sinistra. Ciò in particolare era stato osservato in base alla coincidenza della manifestazione del Partito Comunista con quella che era stata indetta dalla Lega, poi ritirata.

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Rizzo fa notare che le proposte dei comunisti sono diametralmente opposte ai “sovranisti”, in quanto un cardine della prospettiva del partito comunista è la “nazionalizzazione delle grandi imprese senza indennizzo e con affidamento ai lavoratori”. Le proposte di nazionalizzazione oggi vengono avanzate da più parti, ma nessuna si spinge fino a negare l’indennizzo che nel diritto “borghese” (questo è il termine che usa il partito comunista) sarebbero d’obbligo. E del resto spesso abbiamo visto che tali nazionalizzazioni sono state la scappatoia per tanti gruppi per uscire dalla trappola di aziende in crisi. Anche l’affidamento ai lavoratori, ricorda qualcosa di molto antico, come l’esperienza dei Soviet, o quella dei Consigli di gramsciana memoria. In questo Rizzo manifesta una continuità storica, ma – ammettiamolo – una coerenza encomiabile. La loro risposta alle critiche alle nazionalizzazioni a cui siamo stati abituati, caratterizzate da un pozzo senza fondo dove si perdevano i capitali pubblici (vedi una per tutte la vicenda Alitalia), sta nell’accusare quelle politiche di non avere fatto l’interesse della collettività, che nell’idea dei comunisti può essere garantita solo da un consiglio di amministrazione fatto da lavoratori.

Ricette storiche – esproprio e ritiro dalle alleanze – a problemi attuali. Insomma un socialismo che non scaturisce da una nostalgia del passato, ma da una coerente osservazione dell’oggi.

Utopie? Certo, utopie se si considera come realistico trattare dentro lo scenario europeo con Merkel e Macron una via d’uscita alla crisi italiana, tutto il resto è utopia. Se invece queste trattative e i Trattati (il gioco di parole è nelle cose) si considerano come un gioco a risultato già scritto, qualcosa di diverso lo si deve pur pensare.

Gli slogan della manifestazione è “La Repubblica ai lavoratori”, che si aggiunge a quelli di sempre del partito comunista “Fuori dalla NATO, l’UE e l’euro”.

Vedremo se l’appello dei comunisti ai lavoratori dipendenti e autonomi riuscirà a fare breccia tra i suoi destinatari e soprattutto nel sistema dell’informazione nazionale. Certo non si può dire che il titolo che campeggia sul manifesto “L’opposizione, quella vera!” non sia concreta ed efficace.

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