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Politica
Manovra 2018, Salvini a Juncker: “Me ne frego”

Salvini non arretra di un millimetro sulla quota 100, Di Maio non vuol sentire parlare di slittamenti del Reddito di Cittadinanza, che massimo in Aprile 2019 deve iniziare a dare i primi frutti, non per altro il mese successivo si vota per le Europee, ed il M5S non può intraprendere la campagna elettorale senza avere incassato un obiettivo di programma così importante, dopo una estate segnata dal mare magnum di consensi per il titolare del Viminale. Di contro, il Carroccio è timido nei confronti di questo sussidio universale, e continua a ripetere che la sua erogazione sarà ad esclusiva fruizione di chi abbia voglia di lavorare, e sia cittadino italiani.

Grimaldelli imprescindibili per coerenza con il fronte sicurezza e produttività, temi iper-sensibili all’elettorato leghista. Il Ministro dell’Economia Tria continua a vivere d’imbarazzi, dando l’impressione di essere più alleato del barcollante (Salvini dixit) Juncker che non del Governo di cui ha sottoscritto gli impegni. E sugli spettri che aleggiano in Europa, sulle cassandre del debito, il Ministro degli Interni non usa giri di parole: “Me ne frego.”

L’unica arma spuntata lasciata nelle mani degli eurocrati, è la promessa di rivedere il deficit a partire dal 2020-2021, rientrando nei parametri grazie ad un taglio poderoso delle spese, e magari vincendo la scommessa del PIL che torna a crescere, rendendo il debito in correlazione gestibile e non più pericoloso, nemmeno per quei fumosi mercati a cui abbiamo abdicato, elargendo più potere del dovuto. I circuiti finanziari sono importanti, l’accesso al credito, le relazioni internazionali, i tassi d’interesse con cui il Paese rastrella denari, però ancora più importante è tornare a discutere di alcuni temi che si sono tralasciati nel tempo, dando per scontato che la filosofia dell’Unione Europea fosse la sola e la più prospera per i partner aderenti.

Riportare i cittadini italiani a detenere la maggiore quota parte di BOT e assimilati ad esempio, fare aste ad hoc con vantaggi fiscali e remunerazioni adeguate, è un modo come un altro per affermare il: “Prima gli italiani” in senso più ampio. Più riusciremo a rideterminare il debito in chiave tricolore, minore saranno le influenze esterne sulle nostre scelte politiche.

Deutsche Bank tanti anni fa fece schizzare lo spread in alto immettendo di colpo 8 miliardi di Titoli di Stato italiani sul mercato secondario, e senza una BCE garante d’ultima istanza (com’era in precedenza Banca d’Italia), gli effetti dannosi sulle democrazie sono devastanti. Di questo e di tanto altro si dovrà tornare a ragionare, per smontare pian piano e pezzo pezzo, le tante gabbie in cui da soli ci siamo rinchiusi. Lo diceva D’Annunzio: “Siamo soliti porgere i polsi ai vincoli.”

Twitter @andrewlorusso

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    salvini a juncker





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