Politica
Manovra, Giorgetti (e la sua estrema riservatezza) nel mirino per il 'pasticcio' sui dividendi. FI e FdI chiedono più collegialità
Il Mef deve trovare un miliardo, ma non sa come fare. Inside

Decisive le parole di Tajani di ieri ad Affaritaliani
Antonio Tajani, ieri ad Affaritaliani, indicando le priorità per Forza Italia sulle modifiche alla Legge di Bilancio da apportare in Parlamento ha inserito in modo esplicito una frase fondamentale: "Cancellazione dell’articolo 18 sulla tassazione dei dividendi". Ed è proprio il nodo chiave che sta bloccando la manovra. Si tratta della famosa norma che prevede che l'attuale tassazione all'1,20% per le holding sui dividendi delle aziende controllate con partecipazione inferiore al 10% passi al 24%. Le parole del segretario azzurro, riprese da tutte le agenzie di stampa, hanno fatto subito il giro del partito.
Il portavoce nazionale Raffaele Nevi, praticamente h24 sulle agenzie, appena viste le ha girate ai due capigruppo. Maurizio Gasparri e Paolo Barelli, e soprattutto al responsabile economico di FI Maurizio Casasco, che sta seguendo il dossier in stretto contatto con il vice-ministro dell'Economia Maurizio Leo. Un sospiro di sollievo e una grande soddisfazione hanno manifestato i big azzurri per l'affermazione secca e chiara del vicepremier e ministro degli Esteri. "Cancellazione dell’articolo 18 sulla tassazione dei dividendi" non vuol dire trovare un compromesso ma tornare all'attuale imposta Ires all'1,20%.
Fratelli d'Italia, attentissima al nodo chiave della manovra, non ha voluto rilasciare dichiarazioni ma fonti ai massimi livelli del partito della presidente del Consiglio Giorgia Meloni assicurano che stanno "lavorando giorno e notte per trovare una soluzione". E che sono "già stati contattati da importanti gruppi imprenditoriali nazionali e non solo per chiedere spiegazioni e chiarimenti" su una doppia tassazione che rischierebbe di far fuggire investitori e investimenti dall'Italia, proprio adesso che i conti sono in ordine e che la agenzie di rating iniziano a promuoverci.
E la Lega? Per ora tace. Non perché sia d'accordo con la tassazione, ma perché il ministro dell'Economia si chiama Giancarlo Giorgetti ed è, guarda caso, uno dei fondatori del Carroccio fin dall'epoca di Umberto Bossi leader. Sul banco degli imputati - stando a Forza Italia e a FdI - ci sarebbe non tanto il titolare del Mef in quanto persona, stimato e rispettato da tutti nel governo, ma la sua maniacale volontà di riservatezza. Solo una bozza della manovra è filtrata qualche giorno prima del Consiglio dei ministri, in cui c'era l'aumento delle tasse per gli affitti brevi ma non la norma sui dividendi. Poi il testo finale è arrivato a ridosso del Cdm finale che lo ha varato.
Ovviamente i ministri non hanno avuto il tempo, e alcuni nemmeno le competenze tecniche, per studiare e approfondire in un'ora più di 150 articoli nei dettagli. Ciò che viene contestato al titolare del dicastero di Via XX Settembre è di non aver fatto circolare per tempo un testo finale in modo tale che gli esperti dei partiti della maggioranza, vedi Casasco per Forza Italia, potessero approfondirlo ed eventuale trovare punti critici come quello sui dividendi in modo da bloccare il tutto prima del varo del Cdm. Ora, ovviamente il Parlamento è sovrano è può modificare la Legge di Bilancio, ma i saldi devono restare invariati per gli impegni presi con Bruxelles per uscire dalla procedura di infrazione Ue. E certo Meloni, ma nemmeno Giorgetti, vogliono rimettersi a fare deficit, il tetto del 3% non si tocca.
Che fare? "Il pasticcio lo ha fatto il Mef, spetta al Mef risolverlo", rispondono all'unisono da FI e FdI. Anche se stavolta stanno con gli occhi ben aperti per capire quale sarà la soluzione. Il taglio delle tasse non si può toccare così come la rottamazione (anche se la Lega si può scordare di ampliarla) e dalle banche non arriveranno altre risorse. Capitolo chiusi con i mugugni dell'Abi. La spending review ha già fatto infuriare molti dicasteri, di tutti i partiti del Centrodestra, e c'è ben poco per stringere ancora la cinghia. Resta la solita carta dell'aumento della tassazione sulle vincite dei giochi oltre 500 euro e delle imposte sui tabacchi.
Ma al massimo potrebbero portare a 200 milioni di euro nel 2026. Qui per tornare a ciò che dice Tajani, "cancellazione dell’articolo 18 sulla tassazione dei dividendi", quindi all'Ires all'1,20% sulle società controllate servono 980 milioni di euro. Quasi un miliardo. Dove li troverà il Mef? Bella domanda. E molti nella maggioranza insistono, "Giorgetti bravo e competente ma deve fare gioco di squadra altrimenti, con la sua riservatezza totale, forse per paura di fughe di notizie, si creano questi pasticci".
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