Politica
Manovra, caos dividendi delle holding: sul tavolo ci sono ipotesi di compromesso. Eccole in anteprima su Affaritaliani
E l'aumento dell'Irap non deve valere per il manifatturiero. Inside

Giancarlo Giorgetti
Il governo e la maggioranza al lavoro per un maxi-emendamento che salvi la Legge di Bilancio e risolva i nodi ancora aperti
A bloccare il sigillo (politico) finale nella maggioranza sulla Legge di Bilancio resta soprattutto l'articolo 18 del testo della manovra licenziato dal Consiglio dei ministri. Ovvero la norma sulla super tassazione dei dividendi delle holding con partecipazioni inferiori al 10% in società controllate che passerebbe dall'attuale 1,2% al 24%.
Una misura di 980 milioni di euro che qualche 'manina' del Mef ha inserito nella Legge di Bilancio senza essere stata preventivamente esaminata in sede politica dai partiti di Centrodestra. A scoprirla è stato il responsabile economico di Forza Italia Maurizio Casasco che ha subito sollevato il problema avvertendo il segretario di Forza Italia e vicepremier Antonio Tajani.
Secondo gli azzurri - come ha scritto ieri Affaritaliani - il ministro dell'Economia ha almeno mezzo miliardo di euro da parte, al di fuori dei saldi della manovra, e la soluzione migliore e ideale sarebbe restare al regime attuale dell'1,2% in quanto, come ha ben spiegato Casasco nei giorni scorsi, l'articolo 18 della manovra viola e scardina il principio ormai in vigore dal 2003, quando in Via XX Settembre c'era Giulio Tremonti, di neutralità fiscale tra società infragruppo che è un problema non solo di fisco ma anche economico perché rischia seriamente di allontanare investimenti dal nostro Paese.
Ovviamente Forza Italia chiede il massimo per arrivare a un compromesso, che comunque lascerebbe aperto il nodo della doppia tassazione anche se meno pesante e incisiva come nel testo attuale. Tre le ipotesi che circolano come soluzione, dopo lunghi colloqui anche con il vice-ministro dell'Economia Maurizio Leo, Fratelli d'Italia, e il sottosegretario al Mef della Lega Federico Freni.
La prima proposta è quella di far scattare la tassazione al 24% solo con partecipazione di holding in controllate sotto il 5% e al di sotto di un milione di euro di investimenti. La seconda è quella di escludere le aziende quotate in Borsa e di far calare l'imposta al 3-4%. La terza ipotesi è quella che questa norma non valga per chi investe nel lungo periodo, almeno tre o quattro anni, in modo da "colpire" azioni speculative e non imprenditoriali.
Infine c'è anche l'innalzamento del 2% dell'Irap che stando al testo della manovra varato dal Cdm vale solo per le realtà finanziarie, quindi banche e assicurazioni, ma negli allegati alla Legge di Bilancio si richiamano esplicitamente antiche norme tali per cui questo innalzamento dell'Irap andrebbe a colpire anche le società controllanti (holding) del settore manifatturiero, come ad esempio l'automotive, già in grave difficoltà. Anche su questo punto Casasco e Forza Italia, d'intesa con Leo, intendono dare battaglia. Obiettivo arrivare la settimana prossima (massimo metà novembre) a un accordo nel Centrodestra con modifiche concordate e inserite in un maxi-emendamento della maggioranza per evitare che ogni partito di governo vada in ordine sparso al Senato.
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