Politica
Landini in piazza contro la manovra (e i Pro-Pal a rischio violenza). M5S e AVS con la Cgil. E Schlein farà riesplodere la tensione nel Pd
Al Quirinale non piace la linea troppo a sinistra. Ira di Prodi

Prodi durissimo: "Non si fa opposizione in questo modo"
Lo sciopero pre-annunciato ("Non è escluso") ma praticamente sicuro da parte della Cgil di Maurizio Landini, quindi volta senza la Uil oltre che ovviamente senza la Cisl che ha instaurato un ottimo rapporto con il governo e con la premier Giorgia Meloni, contro la Legge di Bilancio 2026 (anche se ancora la versione definitiva non c'è) rischia di mandare nuovamente in tilt il Partito Democratico e di far salire a livelli massimi la tensione tra i Dem. Il tutto subito dopo la certa vittoria di Antonio Decaro alle elezioni regionali in Puglia e il probabile (ma non scontato) successo di Roberto Fico in Campania.
Non ci sono dubbi, infatti, che il Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi Sinistra decideranno di scendere in piazza al fianco del principale sindacato italiano. Piazza, anzi piazze (vuoi vedere che lo sciopero sarà, come al solito, di venerdì?), dove non mancheranno anche i movimenti Pro-Pal, alcuni dei quali - non tutti certamente - violenti, come abbiamo visto nelle ultime settimane e come è accaduto a Venezia due giorni dove è stato impedito all'ex deputato Dem Emanuele Fiano, di religione ebraica, di parlare di pace in un convegno all'università.
Che cosa farà Elly Schlein? Come ha spiegato più volte il suo responsabile economico Antonio Misiani la critica che arriva dai piani alti del Nazareno sulla manovra economica è totale, ma appoggiare politicamente l'ennesimo sciopero schiacciandosi così nuovamente sulle posizioni di sinistra estrema di Landini, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli (che non ha prodotto buoni risultati visto la netta sconfitta nelle Marche e il flop colossale in Calabria) significa mettere in fibrillazione il principale partito di opposizione. Tutti i riformisti Dem preferirebbero un atteggiamento certamente critico ma costruttivo, come quello di Italia Viva e di Azione di Carlo Calenda, che lavorerà in Parlamento per cercare di far passare alcuni suoi emendamenti alla Legge di Bilancio.
Lorenzo Guerini, Piero Fassino, Pina Picierno, Lia Quartapelle, Paolo Gentiloni e naturalmente anche l'ex premier e padre dell'Ulivo Romano Prodi non vorrebbero affatto vedere le bandiere del Pd insieme a quelle di Cgil, M5S e AVS. E proprio le parole di ieri del Professore di Bologna, ex presidente del Consiglio, hanno fatto molto rumore: "Non si fa opposizione in questo modo contro il governo Meloni, serve una svolta". Parole che stanno facendo riflettere molto nel Pd e che suscitano il consenso di molti esponenti che finora restano a microfono spento ma che non condividono la linea del Nazareno.
"Serve una svolta riformista, socialdemocratica. Che costruisca una reale alternativa al governo Meloni e al Centrosinistra e non che alimenti la piazza inutilmente", spiega un esponente della minoranza Dem dando ragione a Prodi. Ma Schlein se non vuole perdere l'alleanza per le elezioni politiche con 5 Stelle e AVS dovrà, come lei vuole fare, ascoltare sé stessa e il suo gruppo di fedelissimi e aderire pienamente allo sciopero di Landini.
Cosa che farà rialzare la tensione interna al Pd. E questa volta anche Dario Franceschini, vicinissimo al Quirinale, potrebbe lanciare qualche segnale di disapprovazione per una linea di estrema sinistra che rischia di confondersi agli occhi dell'opinione pubblica con le (possibili) violenze dei Pro-Pal, oltre con gli ennesimi disagi per i cittadini, in particolare nei settori dei trasporti e della scuola.
Il Quirinale, pur nel rispetto della libertà di sciopero garantita dalla Costituzione, ci mancherebbe altro, predica ufficialmente e ufficiosamente moderazione nei toni soprattutto in piazza (messaggio rivolto anche al Centrodestra) e quindi un Pd, partito originario del Presidente Sergio Mattarella, schiacciato sulla piazza della Cgil e della sinistra-sinistra con i Pro-Pal non piacerebbe al Colle. O quantomeno non sarebbe ciò che si aspetta dal principale partito di opposizione in una fase geo-politica soprattutto internazionale così delicata. Ma Schlein vorrà e dovrà per forza seguire i 'compagni'.
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