Politica
Marche, difficile. Puglia, quasi no. Intesa M5S-Pd ovunque nel 2021

Capigruppo grillini 'vs' Casaleggio, ma tanto a ottobre decadono
La rivoluzione pentastellata con i due sì sulla piattaforma Rousseau potrebbe avere ripercussioni anche sulle prossime elezioni regionali del 20-21 settembre. Finora l'accordo tra Pd e M5S è stato trovato solo in Liguria, un po' poco una Regione su sei. Luigi Di Maio, vero vincitore della svolta grillina, sarebbe favorevole in particolare ad una intesa nelle Marche, dove al momento i sondaggi danno in testa di circa otto punti Francesco Acquaroli, esponente di Fratelli d'Italia e candidato del Centrodestra unito. Anche fonti qualificate Dem confermano la possibile convergenza dei 5 Stelle sul candidato del Centrosinistra, Maurizio Mangialardi, sindaco uscente di Senigallia e presidente dell'Anci regionale.
A mettersi di traverso è stato l'attuale candidato ufficiale pentastellato, Gianni Mercorelli, che ha tuonato: "Un eventuale accordo elettorale con il Pd riguarderebbe le Comunali da quanto posso apprendere, ma se dovesse coinvolgere le Regionali non sarà certo fatto con il sottoscritto che ha una parola sola. Va bene essere uomo di partito, ma prima viene l'uomo". Malumori che difficilmente il M5S potrà ignorare, anche perché il timore è quello di una divisione nel gruppo pentastellato regionale.
Quasi impossibile invece l'intesa in Puglia, dove in particolare i parlamentari locali non intendono assolutamente appoggiare Michele Emiliano e insistono sul nome di Antonella Laricchia, in campo da tempo e ben oltre il 10% nei sondaggi. Alla l'intesa viene esclusa anche dal Pd perché rischierebbe seriamente di provocare una scissione nei 5 Stelle. Probabilmente, sia per le Marche sia per la Puglia, il voto su Rousseau avrebbe dovuto esserci un mese fa in modo tale da poter lavorare serenamente all'alleanza senza dover ritirare candidati annunciati e presentati da settimane. Accordo impossibile in Toscana, Liguaria e Campania.
Ma lo sguardo è già al 2021, quando al voto andranno le cinque principali città italiane: Roma, Milano, Torino, Napoli e Bologna. In casa M5S sono convinti che alla fine, non avendo un candidato e per evitare la vittoria della destra, il Pd sosterrà la ricandidatura di Virginia Raggi, nonostante la parole categoriche di Nicola Zingaretti (che l'anno scorso ripetava quotidianamente mai al governo con i grillini). A Torino tutto nelle mani di Chiara Appendino, che non ha ancora sciolto la riserva su un'eventuale ricandidatura. A Milano, Napoli e Bologna invece i candidati saranno del Pd. Questo almeno lo schema di accordo al quale si è iniziato a lavorare.
Quanto alle vicende interne ai 5 Stelle, a guidare la crociata contro Davide Casaleggio per sfilargli il controllo attraverso la Rousseau sul Movimento (ed evitare di pagare 300 euro al mese), sono soprattutto i due capigruppo Davide Crippa, Camera, e Gianluca Perilli, Senato e i due vice Riccardo Ricciardi, Camera, e Alessandra Maiorino, Senato. Ma attenzione, a metà ottobre il mandato dei capigruppo scade e quindi verranno tutti rinnovati. Ancora due mesi e gli interlocutori saranno altri, sia all'interno sia all'esterno del M5S. E c'è chi invita alla prudenza e non dare Casaleggio per esautorato visto che, in caso di elezioni, è lui a fare le liste elettorali.