Meloni convince Trump. Linea 'soft' sulle spese militari al 5% del Pil. Successo della premier sui migranti con il sì di Merz - Affaritaliani.it

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Meloni convince Trump. Linea 'soft' sulle spese militari al 5% del Pil. Successo della premier sui migranti con il sì di Merz

La premier tornerà a Roma soddisfatta dai vertici in Europa

Di Alberto Maggi

Anche sui dazi Meloni resta il ponte con la Casa Bianca

Moderatamente soddisfatta. Anzi, soddisfatta. Così fonti di governo ai massimi livelli, molto vicine alla presidente del Consiglio, descrivono lo stato d'animo e le sensazioni di Giorgia Meloni all'indomani del vertice Nato e nel giorno del Consiglio europeo.

La premier ha raggiunto l'obiettivo di far passare la linea italiana anche con Donald Trump sulla spesa in armamenti al 5% del Pil entro il 2035. Un passaggio decisivo che è avvenuto la prima sera al tavolo proprio con il presidente Usa, con Mark Rutte e con il capo di Stato della Turchia Recep Tayyip Erdoğan.

Il piano sarà graduale, con il 3,5% da spendere in sistemi difensivi tradizionali e il restante 1,5% per tutte le altre voci riguardanti la sicurezza, con una clausola di revisione al 2029.  Nessuna forzatura, nessuna accelerazione e quindi anche nessuna tensione con la Lega, sul fronte interno, che non ha mai visto di buon occhio il riarmo di Bruxelles.

Il punto chiave ora è ottenere dall’Ue un fondo di garanzia, sul modello del programma Invest EU, per stimolare gli investimenti privati nel settore. Questo è il punto chiave secondo i meloniani perché consentirà di mettere in moto l'economia, creando anche nuovi posti di lavoro, ma senza gravare sul bilancio pubblico italiano e quindi senza dover tagliare su fronti importanti come sanità, scuola, trasporti, welfare etc...

Un tema sensibile che Meloni è chiamata a ribadire con forza, a maggior ragione dopo che il premier spagnolo Pedro Sanchez ha annunciato di aver ottenuto una deroga per poter mantenere i propri livelli di spesa al 2%. Dagli ambienti del governo si contesta questa lettura, ricordando che Madrid ha firmato esattamente ciò che ha firmato l'Italia.

Ed è per questo che più di un esponente della maggioranza non ha gradito l'uscita di Trump sulla Spagna che pagherà questo “gran rifiuto” con aumento dei dazi americani perché l'affondo del tycoon ha finito col fare un piacere a Pedro Sanchez che, passando in patria per il pacifista che si oppone alla Casa Bianca, puntella la sua fragile maggioranza accontentandone la parte più radicale.

E in fondo la questione spagnola diventa un assist indiretto anche per la segretaria del Pd Elly Schlein che ha avuto buon gioco nel chiedere a Meloni di “fare come Sanchez”. Ma al di là di queste scaramucce verbali, Meloni come di consueto continua a badare al sodo.

Sul fronte dei dazi, nonostante l'imprevedibilità del presidente statunitense, Meloni sta trattando direttamente con l'inquilino della Casa Bianca, come ha detto in Parlamento senza mettere in mostra tutto sui media ma lavorando dietro le quinte - per favorire un'intesa duratura e giusta tra Europa e Usa, e quindi anche e soprattutto nell'interesse dell'Italia e della nostra economia.

Per quanto riguarda l'immigrazione, tema discusso oggi a Bruxelles nell’ormai consueta riunione pre-Consiglio, Meloni è molto soddisfatta del fatto che la Germania di Friedrich Merz si sia aggiunta al gruppo di 14 Paesi dell'Ue che hanno sposato la linea di Roma sui rimpatri dei migranti irregolari e sul modello Albania. Altri Stati - hanno fatto sapere dal Consiglio Ue - hanno già fatto sapere di volersi aggiungere, a testimonianza del successo dell’iniziativa.

Quindi avanti così, con la linea ribadita oggi sull'immigrazione dei centri per i rimpatri in Paesi extra-Ue (strada aperta dall'Italia) e condivisa anche dal Regno Unito di Keir Starmer, pur non facendo parte dell'Unione. Insomma, Meloni - sempre ben consigliata dalla sorella Arianna - tornerà a Roma con buoni, se non ottimi, risultati per l'Italia. Alla faccia delle critiche di alcune opposizioni, Pd, M5S e AVS in testa.


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