Meloni equilibrista (troppo per Forza Italia) in politica estera. Su Ucraina e terrorismo una mini vittoria di Salvini su Tajani - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 19:27

Meloni equilibrista (troppo per Forza Italia) in politica estera. Su Ucraina e terrorismo una mini vittoria di Salvini su Tajani

L'analisi dopo l'intervento in Parlamento della premier

Di Alberto Maggi

Meloni equilibrista mentre Schlein fatica a trovare, specie in politica estera, un minimo comun denominatore nel Centrosinistra


Giorgia Meloni equilibrista. Per qualcuno, anche nella maggioranza sponda Forza Italia, fin troppo equilibrista. Leggendo attentamente la risoluzione della maggioranza di Centrodestra in Parlamento e ascoltando le parole della presidente del Consiglio Giorgia Meloni alla Camera non c'è mai la parola esplicita "armi" o "armamenti" o "aiuti militari" all'Ucraina.

È chiaro che la premier abbia confermato il pieno sostegno a Kiev e al presidente Zelensky che ha più volte incontrato nei giorni scorsi. Ed è altrettanto scontata la condanna per l'aggressione di Mosca e la necessità di mantenere una deterrenza a difesa dell'Europa. Meloni ha sottolineato la difficoltà nelle trattative sul tema dei territori con il Cremlino che pretende di avere tutto il Donbass, inserito nella Costituzione della Federazione, pur senza averlo conquistato tutto con gravi perdite umane. E ha anche rimarcato come manchi dalla Russia la volontà di ricercare una pace continuando a bombardare città ucraine.

Ma ad esempio sul tema dei beni russi confiscati la posizione è molto prudente e Meloni ha ribadito di non aver dato alcun via libera definitivo perché il rischio di contenziosi giuridici con Mosca sono pericolosi per i conti pubblici ("Decisioni complesse"). Il governo non vuole che vengano utilizzati per aiuti militari a Kiev ma, semmai, per la ricostruzione del Paese dopo il cessate il fuoco e un accordo di pace (ancora tutto da costruire nonostante l'ottimismo di Donald Trump).

Altro punto che emerge sia dalla risoluzione che dal discorso di Meloni in Parlamento è l'importanza considerata fondamentale di non scindere il legame tra Unione europea (includendo anche il Regno Unito anche se ormai è fuori da anni) e gli Usa del tycoon. Un punto centrale perché si contrappone al gruppo dei cosiddetti 'Paesi volenterosi', Francia di Emmanuel Macron in testa insieme al britannico Keir Starmer, che vorrebbe andare avanti comunque nell'appoggio militare all'Ucraina a tutti i costi malgrado il palese disimpegno di Trump.

Nella risoluzione c'è poi un altro punto rilevante che è quello della lotta all'immigrazione clandestina. Un punto sul quale il Centrodestra e la premier in prima fila tengono moltissimo per premere Bruxelles e la Commissione europea presieduta da Ursula von der Leyen si concentrino non solo sul fronte est dell'Unione ma anche sul Mar Mediterraneo nel contrasto non solo agli sbarchi illegali ma anche all'arrivo di possibili terroristi islamici. E infatti Meloni ha citato l'attentato in Australia e anche il caso dell'Imam di Torino che ha giustificato il massacro di Hamas del 7 ottobre e che la Magistratura ha rimesso in libertà. In definitiva il passaggio parlamentare di Meloni e la risoluzione della maggioranza di governo sono una piccola vittoria della Lega che nelle ultime settimane si era spinta molto nel pressing per fermare l'invio di armi all'Ucraina e a usare parole fortissime contro il terrorismo di matrice islamista.

E' sottointeso - spiegano fonti di Fratelli d'Italia - che nella parola "sostegno" a Kiev non si escludono altri invii di armamenti ma il fatto che non ci sia esplicitata la frase aiuti militari permette alla Lega e a Matteo Salvini di portare a casa un successo in particolare rispetto all'altro vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, segretario di Forza Italia, e rispetto anche al titolare della Difesa Guido Crosetto con il quale le scintille non sono mancate nei giorni scorsi.

La frase nella risoluzione "garantire che questo percorso includa solide garanzie di sicurezza per l’Ucraina" vuol dire l'estensione dell'articolo 5 della Nato, dopo la fine della guerra, per Kiev ma senza il suo ingresso nell'Alleanza Atlantica. Posizione portata avanti per prima dalla premier e poi sposata anche dalla Casa Bianca e da altri Paesi europei. In definitiva un compromesso, per qualcuno al ribasso, che però tiene unito il Centrodestra a differenza delle opposizioni che come al solito sono andate in ordine sparso. Meloni equilibrista. Troppo per qualcuno, ma così lei sta a Palazzo Chigi ed Elly Schlein fatica a trovare specie in politica estera un minimo comun denominatore nel Centrosinistra. Forse perché è semplicemente impossibile trovarlo. 

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