Casaleggio, il M5s, l'onestà e la politica - Affaritaliani.it

Politica

Casaleggio, il M5s, l'onestà e la politica

di Gianni Pardo

La morte di Gianroberto Casaleggio è stata per molti una sorpresa e per tutti un dispiacere. Questo triste avvenimento è iscritto nel destino di ogni essere umano e tuttavia non si riesce ad evitare lo scoramento dinanzi ad una luce che si spegne, a un’intelligenza che tace per sempre.

Se tutto ciò è vero, è anche vero che non si può cedere alle esagerazioni celebrative delle qualità del defunto. Il giudizio sulla persona non cambia soltanto perché è morta, ché anzi, come disse Solone a Creso, è quello il momento in cui si giudica una vita. È difficile condividere certe definizioni che sono state date di Casaleggio, ma dopo tutto importa di più occuparsi del Movimento che quell’uomo ha inventato e che gli sopravvive.

Al suo funerale è risuonato ripetutamente il grido: “Onestà! Onestà!”, e al coro si sono uniti entusiasticamente anche i membri del “Direttorio”. Questi giovani, dal momento che Beppe Grillo apparentemente si è estraniato dalla guida del Movimento, ne sono ormai la massima autorità, e dunque quello slogan dovrebbe riflettere l’anima del M5S. Cosa che può rendere ancor più tristi della morte di Casaleggio. Infatti, se quello è un programma, è segno che si è rinunciato alla politica.

L’onestà è una virtù, ma quando si tratta di guidare un Paese serve a poco, forse a niente. Dal punto di vista legale essa corrisponde a non danneggiare nessuno e a fare il proprio dovere, e in quanto tale è obbligatoria per tutti. Ne è prova il fatto che, per le violazioni più serie, intervengono il codice civile ed il codice penale. Ma dal punto di vista professionale è pressoché ininfluente. Se si ha bisogno di un chirurgo, l’ideale è che sia bravo e onesto, ma in realtà può essere bravo e non onesto e perfino incompetente e disonesto. Una cosa è sicura: opererà meglio il chirurgo bravo, che sia onesto o disonesto. La politica, contrariamente a quanto pensano molti, è una competenza, come l’essere ingegneri o avvocati. Se non fosse così, il primo che passa potrebbe sostituire Cavour o Bismarck.

Non tutti i politici sono Cavour o Bismarck? Vero. Ma ciò significa che bisogna cercare i migliori fra loro, non i più onesti. E lo slogan dei funerali è allarmante perché significa che milioni di persone sono disposti a votare per il Movimento 5 Stelle credendo che l’onestà sia garanzia di buon governo.

Negli anni successivi alla caduta del fascismo, gli ingenui, disgustati della corruzione di cui finalmente si poteva avere notizia, dicevano che “dalle tasche di Mussolini, anche se l’hanno appeso a testa in giù, non è caduto neppure un nichelino”. Come se la sua personale onestà potesse avere un peso, rispetto al disastro provocato con l’entrata in guerra. A cose fatte, chi non avrebbe preferito che avesse rubacchiato qualcosa, o fosse vissuto nel lusso come Mao Tse Tung, comportandosi nel frattempo come Francisco Franco? Hitler personalmente era onesto, sobrio e neanche donnaiolo. Se per guidare lo Stato bastasse l’onestà, sarebbe un peccato che Madre Teresa di Calcutta sia morta.

Quando la gente grida in coro “Onestà, onestà!” è segno che siamo nel marasma. Nel Settecento il Terzo Stato francese era certamente più incolto di oggi, e tuttavia il suo motto fu politico. La libertà e l’uguaglianza sono i cardini di una democrazia. Se si chiede l’onestà, è chiaro o che si hanno le idee confuse, oppure - se non ci manca altro - che siamo quasi in paradiso.

In realtà i “grillini” sono capaci, come tutti, di enumerare i mali che affliggono un Paese in grave crisi da quasi dieci anni. Ma nel momento in cui cercano una soluzione, una via d’uscita, una salvezza, non sanno che invocare l’onestà. Non la collettivizzazione, come avrebbero gridato i comunisti d’un tempo. Non la libertà d’impresa. Non la riduzione della pressione fiscale, che è stata la molla di tante rivoluzioni, e persino la ragione prima del sorgere della democrazia in Inghilterra. Non hanno idee. E quel ch’è peggio, non le hanno neanche gli altri partiti. Lo stesso Renzi in materia sparge tonnellate di bugie e fuffa più inconsistenti della nebbia.

Forse stiamo vivendo la fine di un’epoca. Le ricette che abbiamo usato in passato per combattere le malattie dello Stato sembrano perente, tanto che invece di invocare dei rimedi invochiamo dei risultati. Poco ci manca che ci mettiamo a berciare come imbecilli: “Denaro! Salute! Divertimenti!” O anche la sintesi ultima e onnicomprensiva: “Felicità!”. Chi potrebbe chiedere di meglio?

Come se lo Stato avesse starnutito.