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Palazzi & potere
I 5Stelle vogliono sostituire il Pd nel rapporto con i giudici? Il sospetto

Mentre Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni fanno a gara a chi s'offre di più e meglio al futuro vincitore delle prossime elezioni politiche Matteo Salvini (che però ha ben poca voglia di andare a Palazzo Chigi; il rischio per lui è di bruciarsi e perdere i tanti consensi acquisiti negli ultimi mesi) la Lega mostra una certa prudenza, forse fin troppa, nel trattare la questione Csm; eppure a via Bellerio, off the record, i toni sono tutt'altro che "bassi" nei confronti del bubbone esploso in questi giorni e che sta letteralmente travolgendo la magistratura: "Quello che è successo con le nomine decise in segreto e fuori dalle sedi istituzionali è gravissimo e non ci lascia affatto tranquilli. Bonafede dovrebbe agire con più forza" spiegano alcuni leghisti in Transatlantico.

Il sospetto che agita i sonni di via Bellerio, rivela dagospia in un informatissimo retroscena, è che i grillini vogliano utilizzare gli avvenimenti degli ultimi giorni per sostituirsi al Pd nel rapporto con la magistratura.  Ed anche all'interno del Pd i toni sono molto meno ecumenici rispetto al segretario Zingaretti: "Perché certi magistrati ora stanno zitti? Quando è un politico a finire nel tritacarne sono sempre i primi a pontificare. Perché non parlano, adesso?". Ogni riferimento a taluni magistrati osannati dai 5Stelle è puramente casuale.

In realtà, continua Dagospia, fonti vicine al segretario Pd spiegano che "Zingaretti ha fatto il massimo che poteva nella situazione data" con l'auspicio che "la magistratura possa reagire autonomamente isolando le "mele marce" e rinnovando uomini e metodi".

Intanto in Parlamento si cerca di mettere a punto la riforma del Csm con i partiti di Salvini e Berlusconi che vogliono mettere fine allo strapotere delle correnti. Ma il tempo stringe perché la settimana prossima già scadono i termini per la presentazione degli emendamenti in Commissione Giustizia alla Camera. Insomma, al di là degli auspici di rito la riforma del Csm è ben al di là da venire. E in via Bellerio, ancora scottati dai casi Siri e Rixi (per non parlare dei procedimenti ancora aperti in diverse procure italiane) con la magistratura non vogliono calcare la mano.

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