Palazzi & potere
Il Premier non eletto: una leggenda metropolitana

Come sanno gli analisti sociali, la società moderna è attraversata e in parte indirizzata da narrazioni che si diffondono senza suscitare particolari resistenze o obiezioni. Leggende metropolitane, le si definiva giovanilisticamente qualche anno fa; storytelling lo chiamano oggi tutti i professionisti e gli orecchianti di comunicazione. Silvio Berlusconi è indubbiamente un grande talento della comunicazione, ha influenzato in modo probabilmente irreversibile, almeno nel medio periodo, il sentire politico degli italiani, gli usi linguistici, le abitudini mentali. Creatore come nessun altro appunto di abili narrazioni. Il suo più grande successo in questo senso è senz’altro rappresentato dalla convinzione, ormai saldamente presente nelle chiacchiere da caffè e da ristorante, nelle conversazioni ferroviarie ma, incredibilmente, anche nei giornali così detti autorevoli e nei talk show più sinistresi, che il premier debba essere eletto. E quindi tutti giù duri contro i premier non eletti, tipo D’Alema e Amato all’epoca, Monti, Letta, Renzi. L’idea è ormai supinamente accettata da tutti. Peccato che alla lista dei premier "non eletti" bisognerebbe aggiungere tutti gli altri, da De Gasperi a tutti i presidenti del consiglio democristiani, repubblicani, socialisti fino allo stesso Berlusconi. Il nome di un candidato sulla scheda e la personalizzazione dei partiti non hanno finora modificato la costituzione e un presidente della repubblica sarebbe lui si in difetto se non desse l’incarico a un politico indicato dalla maggioranza delle forze parlamentari durante le consultazioni e sciogliesse invece le camere non appena il premier che ha vinto le elezioni si trovi in minoranza. Ma tant’è. Ormai chiunque riceva un incarico dal Quirinale, se non aveva il nome nel tondo della scheda elettorale, è illegittimo, non è stato eletto dai cittadini. Ulteriore grande trionfo dello storytelling pecoreccio che dilaga in questo paese.
ANALYTICUS