Palazzi & potere
Pd, Renzi gode. Pisapia si chiama fuori. Regalo inaspettato

Il tentennamento di Pisapia, che annuncia che non si candiderà alle elezioni, fa fregare le mani di gioia a Renzi: «Senza Pisapia non solo in Parlamento, ma anche tenere le redini della fusione fredda di partiti e movimenti troppo diversi tra loro - ragionano al Nazareno - sarà un problema per loro: sono destinati a spaccarsi e a subire l' iniziativa preponderante di D' Alema. Così il tormentone primarie come il premio alla coalizione nella legge elettorale è già finito...».
Quello che invece Renzi teme, scrive il Qn, è la tela di Prodi, che sta cercando di tenere insieme tutti i suoi nemici interni (Orlando, ma anche Franceschini) ed esterni (Pisapia e Bersani, non D'Alema) per «costringermi», si lamenta il leader dem, a costruire il «nuovo Ulivo». Ieri, il ministro Orlando ha smentito ogni tentazione di nuova scissione dal Pd, ma altri deputati e senatori (Manconi, Tocci) potrebbero andarsene presto e l' asse Orlando-Franceschini riproporsi a tenaglia.
Sarà il possibile doppio appuntamento, a novembre, delle elezioni regionali in Sicilia e forse in Lombardia, a spingere i vari attori e comprimari del Pd e dell' Ulivo a fare scelte definitive. Sarà quello il momento in cui gli «ulivisti» proveranno davvero a disarcionarlo, Renzi. Sempre che abbiano un leader unico e nuovo a rappresentarli perché, come dicono i renziani, «contro D' Alema si vince facile».