Palazzi & potere
Referendum, comunque vada a farne le spese sarà la Costituzione

Il referendum confermativo sulle riforme istituzionali targate Renzi/Boschi e Verdini, per chi fa e vuole fare politica in Italia in questa fase è un appuntamento decisivo.
Nel merito la riforma è contraddittoria, faraginosa e demagogica nella parte in cui, anziché tagliare i costi del senato, taglia i senatori, ma di fatto elimina, tuttavia, il bicameralismo paritario. Elimina, cioè, quello che Berlusconi ha sempre denunciato come uno dei mali del nostro sistema istituzionale, l'iter lungo e irto di ostacoli di approvazione delle leggi determinato dal bicameralismo perfetto, considerato, e a ragione, un ostacolo per la realizzazione delle idee e dei programmi del Governo e delle forze politiche.
È chiaro che una ridiscussione dell'Italicum, potrebbe dare un destino diverso all'esito del referendum, ma è una discussione che riguarda le elite dei costituzionalisti e degli addetti ai lavori.
Occorre considerare poi che qui in Italia, non è detto che rendere più veloce e spedito l'iter delle leggi sia un bene, a meno che non si voglia legiferare per delegificare ed eliminare le leggi già approvate.
Il Legislatore italiano, infatti, ha approvato un numero infinito di leggi generando un groviglio inestricabile che ha impiccato l'economia ed i contribuenti al palo della burocrazia e dei cavilli, ma questa è un'altra storia.
Si è dovuto convocare il popolo a decidere sulle riforme costituzionali volute da Matteo Renzi. Il Capo del Governo ha anche deliberatamente fatto passare il messaggio che si tratta di un referendum su di lui e sulla sua azione politica.
È significativo, infatti, ma forse è più grottesco, che a dare questa chance agli italiani sia stato sempre il PD, cioè l'unico partito che non aveva l'obbligo di raccogliere le firme (o che - a rigore - non avrebbe avuto alcun interesse a farlo), perchè se fosse stato per l'armata del NO, che va da SEL alla Lega Nord il popolo non avrebbe votato un tubo. Intendiamoci: fin da maggio scorso, come già accertato dalla Cassazione, vi era il numero minimo di firme apposte da parlamentari, che avrebbe assicurato comunque lo svolgimento del referendum. Ma una cosa ben diversa sono le firme dei cittadini, perchè sono espressione di un'autentica partecipazione e della capacità di mobilitazione delle forze politiche. Qui il PD ha fatto ciò che gli spettava, e anche l'ironia sull'aiuto provenuto dalla Coldiretti lascia il tempo che trova, dato che intanto, perlomeno, il PD se lo è saputo procurare, e da sempre il 'collateralismo' dei vecchi partiti di massa ne era stato un punto di forza. Non pervenuto, invece, il destra-centro, anche le voci sul fatto che i gruppi alla sinistra del PD, anche loro per il NO, abbiano preso una fregatura dalla CGIL confermano l'inconsistenza complessiva di questa armata multicolore.
A parte le sfuriate nei talk, quando si è trattato di rimboccarsi le maniche per raccogliere le firme, tutti questi grandi difensori della Costituzione contro l'impostore fiorentino, hanno semplicemente bucato, facendo una figura barbina.
Inutile, tuttavia, pensare che il voto sul referendum sia un voto per confermare le riforme istituzionali. Sarà un voto per confermare o meno Matteo Renzi.
Non è il momento dei distinguo e dei NI, la prossima partita politica si gioca tra chi sta con o contro Renzi.
Dispiace che a farne le spese sarà la Costituzione, ma è il risultato di anni di brutta politica e di una classe dirigente, nel suo complesso, inadeguata che utilizza tutto, perfino le riforme istituzionali, come strumento per mantenere o riconquistare il potere.
Andrea Bernaudo
*presidente SOS partita IVA