Silvio Berlusconi tira dritto e non gli importa più di tanto delle rimostranze dell'alleato. E' fermamente contrario alla federazione del centrodestra proposta da Matteo Salvini. "Mi ricorda la Russia quando gli zaristi si federarono con i comunisti. Bettino Craxi, per spiegare la dinamica tra Psi e Pci, ricordò proprio questo: Fu uno stratagemma per impedire ai socialisti di dissentire dalle decisioni dei comunisti" spiega il Cav. La sua diffidenza, rivela Italia Oggi in un informatissimo retroscena, nasce dai comportamenti di Salvini: il no all'emendamento pro-Mediaset, il passaggio dei tre forzisti al Carroccio (definita "una vera e propria dichiarazione di guerra" dai vertici di Forza Italia nei loro discorsi riservati) e gli apprezzamenti all'arresto in Calabria del presidente del consiglio regionale Tallini (Fi). Ma non solo. La verità è che ne lui ne Giorgia Meloni vogliono il Capitano leghista come leader, nemmeno se stravincesse le prossime elezioni: "E' un fatto caratteriale" spiega chi conosce bene tutti e tre. "Manca la chimica" e quel che è peggio è che non si fidano minimamente l'uno dell'altro. "Men che meno Silvione affiderebbe le sorti future dell'impero Mediaset a Matteo Salvini". Perchè qui sta il vero punto di caduta di tutta di tutta l'intera vicenda: il futuro di Mediaset che il Cav vedrebbe tutelato molto meglio da accordi con i partiti di governo italiani (ed europei). Anche perchè costoro "hanno voce in capitolo anche a Bruxelles mentre da quelle parti ai 'sovranisti de noanti' non gli aprono nemmeno la porta ed è in Europa oggi che si giocano le partite che contano per un gruppo internazionale come Mediaset". Per non parlare poi dei rapporti inesistenti di Salvini e Meloni con Merkel e Macron, i veri king maker europei. E Dio solo sa quanto a Mediaset per crescere serviranno sponde internazionali. Altro che i sovranisti. E qui entra in campo la vittoria di Biden alla Casa Bianca: ormai Berlusconi ha deciso. Ha mollato Trump (ma non lo aveva mai particolarmente amato al massimo lo aveva sopportato) e non ha alcuna intenzione di rimanere ancora a lungo a rimorchio dei trumpiani d'Italia (a meno che non cambino completamente agenda politica ridando centralità a Forza Italia). Per questo cerca sponde, avvia trattative lontano da occhi indiscreti con Palazzo Chigi, tesse la tela con il Quirinale ed è stato anche il primo nel centrodestra a riconoscere la vittoria di Biden. Sa che Conte è in difficoltà; la sconfitta di Trump non sarà indolore per "Giuseppi" e darà fiato a chi vorrà sostituirlo. E allora il Cav si propone come "ancora di salvezza" per puntellare il governo, dare un futuro a Mediaset e utilizzare tutta la sua influenza internazionale (d'altra parte è sempre stato vicino agli ambienti americani che contano) per aiutare Conte ad accreditarsi con la nuova Casa Bianca. Insomma, chi conosce bene gli ambienti internazionali spiega che non è affatto un caso che tutti questi movimenti del Cavaliere siano avvenuti soltanto dopo la vittoria di Biden; e davanti ad un quadro internazionale così mutato sarà molto difficile che il Cavaliere decida di cambiare idea e tornare sui suoi passi.
Palazzi & potere
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