Palazzi & potere
Scontro tra il premier e Padoan per l’addetto alle banche d’affari
Renzi dice no perché pisano e vicino a Letta. Lo stop rischia di raffreddare le relazioni con gli istituti stranieri�
Dietro l’apparente unanimità di pensieri tra il premier Matteo Renzi e il ministro dell’Economia PiercarloPadoan si nascondono crepediffuse che sono cresciute fino a uno scontro istituzionale. Lo storytelling non ne parla, scrive Claudio Antonelli su La Verità, ma palazzo Chigi e il Mef
sono andati in forte frizione
sul nome di Fabrizio Pagani,
attuale capo della segreteria
tecnica del ministero, già
sherpa del G20, anima creatrice dei Gacs (le garanzie
pubbliche per cartolarizzare
i crediti deteriorati), nonché
addetto ai rapporti internazionali e alle banche d’affari.
Padoan lo ha proposto come
direttore generale del Tesoro
al posto di Vincenzo La Via,
in questo ruolo dal marzo del
2012. Pagani ha tutte le carte
in regola. Ha lavorato all’Ocse, capo segreteria tecnica
del sottosegretario di Stato ai
tempi di Romano Prodi. Oltre a tutto proviene dalla
scuola Sant’Anna di Pisa, eccellenza italiana, che ha frequentato quasi in concomitanza con Enrico Letta, di cui
è stato consigliere per gli affari economici e internazionali. E qui starebbe proprio il
veto del premier. Che evidentemente valuta Pagani
più pisano che fiorentino e
probabilmente troppo vicino
al suo predecessore a palazzo Chigi. In realtà quello di
Renzi è un timore tutto da verificare, anche se l’attuale
numero tre del Mef ha un
background che lo lega a Letta.