Palazzi & potere
Stadio Roma, No a patti contra legem; parla Imposimato

Il documento dei tecnici capitolini non è superabile da nessun patto
E' inutile che Sindaco di Roma e privati si stringano le mani e dicano che lo stadio Tor Di Valle si farà. Il documento dei tecnici capitolini non è superabile da nessun patto. Esso mette in luce un contrasto, di fatto, tra gli organi politici che governano il Comune di Roma e gli uffici amministrativi che hanno il dovere del buon andamento e della imparzialità (art. 97 Costituzione).
Essi, a un mese dall’accordo tra giunta e proponenti, confermano i dubbi sulla sostenibilità di un’operazione bocciata dall’Istituto nazionale di Urbanistica e da tutte le principali organizzazioni ambientaliste del Paese tra cui Italia Nostra. Già il primo febbraio 2017 gli uffici tecnici del Comune avevano depositato in conferenza dei servizi un «parere unico» in cui si esprimeva il «dissenso» al progetto sognato da James Pallotta e dal costruttore Luca Parnasi. Evidenziando problemi gravi relativi al piano trasporti, alla sicurezza, al rischio inondazioni dal fosso di Vallerano. Dopo una trattativa serrata ci fu un accordo tra Campidoglio e privati, col dimezzamento delle volumetrie per l’«Ecomostro», gli uffici e negozi, che nel progetto originario rappresentavano l’86% dei metri cubi, cedendo sulla realizzazione di alcune opere pubbliche. Nel frattempo, il 23 marzo, i privati hanno spedito ai tecnici dell’Urbanistica una serie di modifiche «per superare le criticità indicate nel parere», si legge nel documento inviato in Regione. Ma con questi chiarimenti della Eurnova di Parnasi secondo il rappresentante amministrativo di Roma Capitale, «non si possono ritenere completamente soddisfatte le condizioni per superare il dissenso di cui al Parere unico di Roma Capitale». Il prossimo 5 aprile la Conferenza dei servizi dovrebbe chiudersi con una bocciatura del progetto . E l’iter a quel punto, per realizzare lo Stadio , dovrebbe ricominciare da capo. Con un nuovo progetto e un nuova conferenza.
In realtà anche nella maggioranza c’è chi è convinto che il secondo «no» dei tecnici dell’Urbanistica (che contiene i rilievi dei funzionari della Mobilità, dell’Ambiente, dello Sviluppo economico e dei Lavori pubblici) sia di fatto negativo sulla versione-bis del progetto Tor di Valle. Soprattutto sul fronte delle infrastrutture pubbliche. Perché la nuova delibera approvata dalla giunta ha ristretto le opere pubbliche a carico dei privati. Non basta il dimezzamento delle cubature per il “Business park”, «attraverso l’eliminazione delle previste torri». Non viene indicato il numero di treni che verranno acquistati per potenziare la sgangherata ferrovia Roma-Lido; è sparito il nuovo ponte carrabile sul Tevere, che dovrebbe affiancare il Ponte dei Congressi. Nella delibera non ci sarebbe traccia dell’allargamento della stazione di Tor di Valle. E' bene ribadire che nessun accordo tra Comune di Roma e privati è possibile in violazione della legge. Qui sembra mancare del tutto l'interesse pubblico all'opera proposta. Si prospetta solo il pericolo di una nuova opera tipo le vele a Roma Sud e la nuvola dell'Eur Forse l'ottimo avvocato Luca Lanzalone farebbe bene a tornarse a Genova.
Riprende la telenovela dello Stadio a Tor di Valle mentre si avvicina la fatidica data del 3 aprile, in cui si terrà la Conferenza dei servizi alla Regione Lazio. E' stato approvato dall'assemblea capitlonia un ordine del giorno in cui si conferma l'interesse pubblico sull'opera. Senonchè mancano due opere pubbliche strategiche nel piano varato nell'era Marino: la stazione metro e il ponte bretella.
In realtà si deve trattare di un nuovo progetto che deve percorrere un nuovo iter. E' vero che sono state eliminate le tre mostruose Torri di Libeskind, che avrebbero deturpato il volto di Roma presentando ai milioni di visitatori della Capitale uno sfregio permanente allo storia e all'arte della Capitale, ma i tecnici del Comune hanno osservato che i rilievi fatti erano stati <<solo in parte recepiti e soddisfatti >> dalla società proponente Eurnova e della AS Roma SPV LLC società di Pallotta registrata nel Delaware, il cui oggetto sociale non è l'esercizio dell'attività sportiva ma la cartolarizzazione del credito, come ha spiegato l'avvocato Bruno Mobrici.
Ferdinando Imposimato