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Palazzi & potere

Turchia: un golpe anomalo

La comprensione degli avvenimenti degli ultimi giorni in Turchia è difficile per un occidentale. In Turchia, la Costituzione, risalente al fondatore della Repubblica Atatürk, pone l’esercito a guardia della laicità dello Stato e delle grandi riforme che lo stesso Atatürk ha introdotto, orientando il Paese verso la laicità e il mondo occidentale, pur mantenendo temporaneamente l'Islam come religione di Stato.

La riforma di Atatürk fu poderosa: laicizzò lo Stato, abolì il califfato e pose le organizzazioni religiose sotto il controllo statale, riconobbe la parità dei sessi, istituì il suffragio universale, proibì l'uso del velo islamico alle donne nei locali pubblici (legge abolita solo negli anni 2000 da Erdogan) e l'uso del Fez e del turbante, troppo legati al passato regime, così come la barba per i funzionari pubblici e i baffi alla turca per i militari.

Suona contraddittorio a un occidentale che la Costituzione ponga l’esercito a garanzia dell’ordinamento così riformato, al punto di consentirgli il colpo di Stato a tutela della laicità dello Stato. Ma tutti i principi sono messi a dura prova. Ad esempio, per un occidentale la democrazia sta nel consentire alla donna di scegliere se portare il velo o no. Per la riforma di Atatürk la donna non è veramente libera dai condizionamenti familiari e religiosi e perciò occorre una legge che vieti il velo. La democrazia sta nel proteggere l’individuo.

L’esercito, cui il Paese deve l’autonomia per la cacciata dei Greci dopo la prima guerra mondiale, è un’istituzione di garanzia costituzionale e per questa ragione dipende non dal Governo ma dal Presidente della Repubblica.

Di colpi di stato in Turchia ce ne sono stati diversi, ma tutti riconducibili ai vertici delle forze armate. Nel recente golpe, invece, l’iniziativa sembra sia stata presa dai “colonnelli” e ha coinvolto soprattutto l’Aviazione. La Marina è restata a guardare. Questa è la prima anomalia ma non è l’unica. Il golpe s’è esaurito in quattro ore: possibile che fosse stato così improvvisato? Erdogan, che aveva già avviato una manovra di cambiamento dei vertici militari e represso la libertà di stampa (con protesta di popolo a Piazza Taksim), ha avviato una vasta epurazione, non solo di militari, ma anche di magistrati e funzionari pubblici. In meno di 48 ore ci sono stati 15.000 arresti.

Si è parlato di golpe fasullo. Con centinaia di morti non è plausibile. Ma la domanda “a chi giova?” aiuta a capire. La repressione post golpe non ha riguardato solo i militari, ma è stata utilizzata da Erdogan per una vasta epurazione, appoggiata dalla folla che inneggia alla pena di morte (retroattiva?) e con un’opposizione politica in ovvia difficoltà. Erdogan sta sfruttando il golpe per portare avanti il suo disegno. Viene il dubbio che il tentativo fosse noto e che i cospiratori siano stati mandati avanti per far emergere possibili avversari ed annientarli. Un po’ come avviene con gli agenti provocatori nell’attività giudiziaria.

La reazione americana era prevedibile: gli USA stanno con il regime democraticamente eletto. E vari interessi geopolitici inducono a tenere conto del ruolo della Turchia. Ma siamo sicuri noi occidentali di capire quel mondo con i nostri parametri? E di dare le giuste risposte? Finora non è stato così.

Carlo Malinconico

*già presidente di sezione del Consiglio di Stato, sottosegretario alla presidenza del Consiglio e presidente FIEG