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Politica
Presidenze Camere, si riparte da zero. Di Maio: "Per noi Romani invotabile"
Paolo Romani

Sulle presidenze si riparte da zero. Dopo un’iniziale fase in discesa, dove sembrava essere stata raggiunta un’intesa di massima tra i due vincitori delle elezioni politiche del 4 marzo, il Centrodestra e i 5 Stelle, che prevedeva di assegnare lo scranno più alto di Palazzo Madama a Forza Italia e quello di Montecitorio ai pentastellati, la trattativa si è arenata sul nome di Paolo Romani. Nella serata di giovedì riunione dei capigruppo di tutti i partiti negli uffici del M5S alla Camera per iniziare una nuova trattativa.

Luigi Di Maio fa naufragare ogni possibilità di raggiungere un accordo: per noi Romani è "invotabile". Ma il leader politico del Movimento 5 Stelle lascia uno spiraglio sulle trattative e propone, dalla sua pagina social su Facebook, un nuovo giro di incontri tra i vari capigruppo per ristabilire un dialogo che porti all’individuazione di figure di garanzia.  

"Nelle ultime ore notiamo che ci sono difficoltà nel percorso che porta all’individuazione dei Presidenti delle Camere", afferma il candidato premier M5s, che osserva: "Il Pd si è rifiutato di partecipare al tavolo di concertazione proposto dal Centrodestra, e lo stesso Centrodestra continua a proporre la candidatura di Romani che per noi è invotabile. Per questa ragione - dice allora Di Maio - proponiamo un nuovo incontro tra i capigruppo di tutte le forze politiche per ristabilire un dialogo proficuo al fine di un corretto processo per l’individuazione delle figure di garanzia per le presidenze delle Camere".

Che lo stallo sia evidente viene confermato sia dall’annullamento della prima assemblea congiunta di tutti gli eletti M5S, ma anche dalle richieste - poi bocciate nel corso di una informale riunione con i rappresentanti di tutti i gruppi - di una pausa di riflessione dopo le prime votazioni per l’elezione dei presidenti delle Camere, per ricominciare con la roulette degli scrutini solo da lunedì. Anche il Pd mantiene la posizione: va bene al confronto solo se non c’è nulla di prestabilito. Spiega il capogruppo uscente Ettore Rosato: "Se si riparte da zero andiamo volentieri. Ma se hanno già deciso che una Camera va ai 5 Stelle e l’altra al Centrodestra non chiedano a noi di fare l’arbitro". Romani sicuramente non avrà nemmeno i voti di Leu: "Per noi non è candidabile chi abbia subito una sentenza di condanna in primo grado", spiega Pietro Grasso. "Il Partito Democratico non voterà Paolo Romani alla presidenza del Senato". E' quanto conferma il presidente del partito, Matteo Orfini, conversando lasciando l'assemblea dei gruppi parlamentari dem. Spunta l'ipotesi che nelle prime due votazioni, quando il quorum è più alto, i senatori azzurri votino scheda bianca.

Salvini parlando con i cronisti alla Camera dopo la riunione con i deputati leghisti dice: "Se c’è un tavolo da riconvocare noi siamo pronti. Si riparte da zero. Partecipi anche il Pd". E su un nuovo contatto con Di Maio, il leader del Carroccio scherza: "Ormai parlo più con Di Maio che con mi madre".

LEGA, CAPIGRUPPO: CENTINAIO CONFERMATO AL SENATO, GIORGETTI CAMERA

In questa fase di trattative e di incontri per l'avvio della legislatura e anche per i contatti relativi alla partita delle presidenze, la Lega ha deciso di confermare capogruppo al Senato Gianmarco Centinaio mentre alla Camera, essendo il presidente dei deputati uscente Massimiliano Fedriga stato indicato come il candidato della Lega alla presidenza della regione Friuli Venezia Giulia, sarà Giancarlo Giorgetti a guidare il gruppo a Montecitorio.

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