Politica
Referendum costituzionale metafora di chi dà e di chi riceve
Di là del merito della questione, ossia entrare nel dettaglio dei contenuti, la vicenda interna al Pd circa il referendum costituzionale del 4 dicembre, da un lato i sostenitori del sì capeggiati dal presidente del Consiglio e segretario del Pd Matteo Renzi, dall’altro quelli del no (Pier Luigi Bersani, Gianni Cuperlo, Massimo D’Alema, Roberto Speranza), può essere letta come una metafora delle esistenze delle persone in generale parlando, coi relativi meccanismi attitudinali- psicologici che si manifestano anche in ambito lavorativo.
Tra i tanti modi di classificare, vale che le persone si possono dividere tra chi dà e chi riceve, tra chi fa e chi no. Primo corollario: chi fa e propone viene sottoposto a un fuoco di fila di critiche, che vanno a cercare col lanternino il minimo errore. Del resto chi fa sbaglia e chi non fa non sbaglia mai. Secondo corollario: alquanta parte delle persone, nella vita e nelle organizzazioni, sa che è meglio dire di no. È più facile e meno faticoso che dire di sì. Come è più semplice difendere che attaccare. E’ vero anche che ciascuno si difende come può. Ma esiste però un destino, una consapevolezza interna di chi fa, una forza etica che obbliga ad agire chi è propositivo.
Entrando nel merito – dal momento che si tratta di una questione importante come la Costituzione - le ragioni del sì sono alquanto dettagliate (abolizione del bicameralismo perfetto, riduzione del numero dei parlamentari e dei consiglieri regionali, abolizione del Cnel e competenza allo Stato centrale di alcune funzioni: turismo, trasporti, energia, sottraendole alle Regioni), gli argomenti del no sono sostanzialmente uno: il troppo potere che avrebbe il Governo alla luce della nuova legge elettorale ordinaria Italicum (che per giunta non passerebbe la valutazione dalla Consulta e che il premier ha proposto di modificare per sciogliere tale dubbio del fronte del no) e soprattutto, le ragioni del no, non prevedono al momento soluzioni alternative. Senza dubbio dalla parte del fare e del cambiamento (immediato, è il caso di dirlo letteralmente anche se la velocità è un valore relativo di per se stesso, ma visti tempi e modalità lunghissimi delle leggi di revisione costituzionale e la velocità con cui corre il mondo), le ragioni del no sono evidentemente più dalla parte del non fare.
Ernesto Vergani