Renzi su Italianieuropei: il Paese si guida se si ama
Un editoriale sul numero speciale, dedicato a Firenze, del mensile Italianieuropei. Matteo Renzi prende carta e penna e scrive della sua citta' sulla rivista diretta da Massimo D'Alema. Un terreno che difficilmente puo' essere catalogato come amico, nota lo stesso sindaco con una battuta: "Firenze ha avuto anche grandi sindaci. Non si direbbe, pensando all'attualita', potrebbero ironizzare i piu' maliziosi lettori di Italianieuropei". Ma a dispetto dello scontro congressuale in atto tra Renzi e il candidato sostenuto da D'Alema, Gianni Cuperlo, la citta' toscana e il suo destino, la rivista e l'idea di futuro, diventano l'occasione per un confronto concreto. "Viviamo un tempo in cui il futuro sembra una minaccia. Fa paura, inquieta, terrorizza. Siamo portati a credere che staremo peggio di come sono stati i nostri genitori. Il futuro evoca il pericolo. Nella mia citta', invece, il futuro corre un rischio diverso: quello di sembrare inutile. Che ce ne facciamo del futuro, noi che abbiamo avuto tutto dal passato?" scrive il primo cittadino. "Convincere i propri concittadini che il futuro non e' inutile, questa e' la prima sfida per chi occupa - protempore - la sala di Clemente VII in Palazzo Vecchio".
Renzi ricorda i sindaci del passato,a partire da Mario Fabiani, per poi concludere che molto probabilmente il piu' grande e' stato Giorgio La Pira, per la sua intuizione "profetica" con cui "ha anticipato la discussione sul ruolo delle comunita' locali e delle citta' nel mondo contemporaneo", comunita' viste come eredita' del pasato da tramandare ben conservate e arricchite alle generazioni future. "E leggendo la cronaca degli ultimi vent'anni ci rendiamo conto di come in tutta Europa cresca l'importanza delle amministrazioni locali", da Parigi a Londra, ma gli esempi non mancano anche Oltreoceano, con i casi di New York, Boston e Chicago, tutte citta' "profondamente cambiate, trasformate, rinnovate".
Diverso il discorso in Italia, dove le citta' "non sono riuscite a giocare un ruolo fondamentale", perchei' "alla breve primavera dei primi anni Novanta - che ha coinciso con la modifica del sistema istituzionale - hanno fatto seguito due evidenze negative forse non troppo sufficientemente analizzate. La prima e' stata il fallimento del sogno federalista imposto dalla Lega all'attenzione della comunita' politica ma tradito dallo stesso centrodestra con provvedimenti centralisti e statalisti oltre che con scelte discutibili", la seconda l'errore del centrosinistra con la revisione del Titolo V della Costituzione, completata nel 2001 a colpi di (risicata) maggioranza, difesa in sede referendaria, ma rivelatasi piu' problema che soluzione".