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Politica
"Renzi vuole almeno 100 poltrone. Macché crisi, punta alle nomine..."

"Le mie notizie sono queste: siccome ci sono 400 nomine da fare, Renzi ne vuole almeno 100 e quindi fa così...diciamo che fa il Matteo 2. Abbiamo già avuto l'originale (Matteo Salvini, ndr), la brutta copia non attacca". Lo afferma ad Affaritaliani.it il senatore del Movimento 5 Stelle Mario Michele Giarrusso commentando le tensioni nella maggioranza e nel governo tra Italia Viva e gli altri partiti che sostengono il governo Conte. Quindi Renzi non vuole la crisi e la caduta del governo? "No, vuole soltanto qualcosa per i suoi. Ormai abbiamo sgamato i renziani", risponde Giarrusso.

LA PARTITA DELLE 400 NOMINE

Quasi 70 vanno assegnate entro l’autunno perché fanno riferimento a società dove i vertici sono già scaduti. Subito dopo, in primavera, la partita più succulenta.

Già entro l’autunno, secondo quanto sostenuto giorni fa da Il Sole 24 Ore, dovranno essere distribuite una sessantina di poltrone. Ballano infatti l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, il Garante per la privacy e l’Autorità anticorruzione.

Nelle prossime settimane dovranno essere chiusi anche i dossier della governance di Inps e di Inail con le nomine dei consigli di amministrazione.

Infine, resta da sciogliere il nodo dei rinnovi nella galassia Cdp, a partire da Sace e Ansaldo Energia.

Come detto però si tratta solo delle prime nomine, seguiranno, infatti, i consigli di amministrazione di Inps, Inail e Aifa, Cdp immobiliare, Simest, Fondo Innovazione.

A stretto giro anche la definizione delle nuove guide di Sogin, Sogei e Invitalia.

Dopo l’approvazione della Legge di Bilancio arriverà il momento delle grandi partecipate di Stato, le società più importanti e più ambite: Eni, Enel, Leonardo, Poste e Terna ed Enav.

Sul tavolo delle trattative per la formazione del nuovo governo tra M5S e Pd oltre ai punti programmatici ci sono state anche le authority: dal presidente di Agcom al garante della privacy per arrivare all’amministratore delegato di Alitalia.

Infine anche la nomina dei vertici delle due principali controllate di Fs, Trenitalia e Rfi.

Chi decide è sostanzialmente l’asse Chigi-Tesoro-Sviluppo economico: Giuseppe Conte, Roberto Gualtieri e Stefano Patuanelli, capogruppo al Senato e ora nuovo inquilino del ministero guidato fino nel Conte I da Luigi Di Maio. Il Tesoro è l’azionista diretto e indiretto di moltissime di queste società e l’indicazione che arriva dalla casa madre ha sempre contato così come è stata cruciale la scelta di Palazzo Chigi.

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    renzi governo m5s nomine





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