Riforme, governo battuto in commissione. Passano emendamenti di minoranza Pd e Fi
Si complica il cammino delle riforme, con il governo che va sotto due volte in commissione alla Camera grazie al contributo fattivo della minoranza del Pd. Si aprono nuovi scenari, tra legge elettorale e scadenze elettorali? Presto per dirlo. La cronaca ci parla comunque di una maggioranza del Partito democratico molto indispettita, e di nervi tesi. Palazzo di Montecitorio, Commissione Affari Costituzionali: Sel, minoranza Pd e - particolare rilevante - scontenti di Forza Italia formano un blocco per far passare due emendamenti che cancellano dal Senato che verra' ogni presenza di senatori di nomina del Quirinale. Alfredo D'Attorre da una parte rassicura, dall'altra avverte. "Erano emendamenti tecnici", premette, "non e' stato un voto politico". Poi aggiunge: emendamenti tecnici si', ma "su cui c'era una larghissima condivisione, e non si capisce perche' il governo abbia dato parere negativo". Tanto piu' che "ci sono altri nodi" ancora da sciogliere in un futuro molto prossimo e "mi auguro che l'atteggiamento dei relatori e del governo sia diverso, rimettendosi all'orientamento che emerge in Commissione".
"Vedremo se l'Aula confermera'" la modifica, gli risponde una piccata Maria Elena Boschi, "Nessun timore per il percorso delle riforme". Ancor piu' piccato il responsabile riforme del Pd, Emanuele Fiano: "In politica e all'interno di un partito non si mandano mai sotto il governo e il suo capogruppo. E' una questione di patti tra gentiluomini". Il problema, comunque, e' anche di FI, dove il capofila dei dissidenti, Maurizio Bianconi, ci tiene a sottolineare: quanto accaduto "rappresenta la volonta' mio tramite di 17 colleghi di Forza Italia, che condividono una visione riformatrice ben lungi dalle aspirazioni della maggioranza nazarena". Come dire: non sono un cane sciolto, ma la voce di un gruppo ben preciso.
Nel Senato che dovrebbe avere domani, se passeranno le riforme, 100 membri espressioni delle realta' locali, oggi si materializza Beppe Grillo. Per nulla stanchino. Boccia l'euro, da' del "personaggetto" a Matteo Renzi, dice che il M5S e' pronto per le elezioni. Perche', si sussurra nei corridoi, il Pd in fondo in fondo potrebbe anche fare un pensierino alle urne anticipate. Del resto alcuni senatori renziani gia' propongono un election day a maggio. Per le regionali, naturalmente.