Salvate il soldato Matteo (Renzi) - Affaritaliani.it

Politica

Salvate il soldato Matteo (Renzi)

Giuseppe Vatinno

Renzi accerchiato dai suoi ex amici e da storici nemici.

Renzi è accerchiato come il generale George Armstrong Custer nella battaglia di Little Bighorn che per una strana coincidenza avvenne proprio il 25 giugno 1876 e il 25 giugno è stata la domenica elettorale della resa dei conti per l’ex premier.

Quelli che furono i vincitori di allora e cioè i Lakota Siuox, i Cheyenne e gli Arapaho sono facilmente identificabili nei nemici di Renzi, da Cavallo Pazzo D’Alema a Toro Seduto Prodi.

Fuor di metafora l’attacco questa volta pare concentrico e strutturato; insieme ai nemici storici l’ex premier deve fronteggiare appunto Romano Prodi, Giuseppe Sala, Dario Franceschini ed anche Nicola Zingaretti.

Il trono del potere traballa e anche qualche ingrato, che in politica come nella vita abbondano, potrebbe essere tentato di partecipare al banchetto che vorrebbe allestire parte del Pd con pietanze toscane.

Gli amici di Renzi invece sono dubbiosi e osservano quello che accade ma non è escluso il classico fugone post sconfitta.

L’errore di Renzi, al di là del contingente, è sempre lo stesso; essersi circondato di persone che hanno costruito un muro contro chi voleva entrare per dare il suo contributo.

Un muro che è stato eretto in tempi di voti e di abbondanza che però ora in tempi di magra e di sconfitta isola, per la legge del contrappasso, il premier da chi potrebbe aiutarlo.

L’elemento più critico che si nota è l’attacco del padre fondatore, Prodi e di un ministro scaltro ex Dc come Dario Franceschini che ha sapientemente indebolito e fiaccato l’avversario e si sta preparando a colpirlo.

Poi, non si deve dimenticare, Enrico Letta il “serenato” che da allora non ha in mente che una cosa: la vendetta.

Se Renzi non troverà amici politici pronti a respingere l’assalto per lui sarà molto dura coltivare sogni di gloria e potrebbe dover cominciare a pensare a come difendersi e preparare la ritirata.