Sc si divide in popolari e liberal

La separazione tra popolari e liberal di Scelta Civica "sara' certificata" dall'assemblea del 15-16 novembre quando i montiani potrebbero ritrovarsi a discutere e a votare da soli. Dopo lo strappo dell'elezione di Lucio Romano a nuovo capogruppo del Senato, il clima si e' fatto tesissimo: i critici della gestione del partito da parte di Mario Monti stanno valutando la possibilita' di non presentarsi al centro congressi "Carte Geografiche" di Roma. "Aspetto di sapere se sono invitato", dice Aldo Di Biagio, "e poi valutero' se partecipare o meno". La convocazione per l'assemblea, fanno sapere dal partito, e' stata inviata il 30 ottobre e "quindi dovrebbe essere arrivata a tutti".
"La separazione dei gruppi con l'Udc e' prevista da un deliberato del direttivo e sara' sottoposta all'assemblea che e' la maggiore istanza statutaria, al momento, di Scelta civica", sottolinea Benedetto Della Vedova. Al senatore montiano non sfugge la coincidenza tra le fibrillazioni dei popolari e dell'Udc, con lo 'spacchettamento' che sembra ormai imminente nella compagine di centrodestra. "La logica vorrebbe che la scelta" dei popolari "sia fatta per incontrare un pezzo di centro destra o il centro destra nella sua interezza...".
Intanto, la corrispondenza tra il presidente Alberto Bombassei e i membri del partito si fa sempre piu' intensa e infuocata con il passare dei giorni: in una di queste comunicazioni, Bombassei ha chiesto di evitare qualsiasi decisione all'interno dei gruppi prima dell'assemblea. Richiesta rigettata nei fatti con la riunione di ieri, quando i popolari hanno deciso di procedere all'elezione di Romano. Da soli, perche' i montiani hanno lasciato la sala prima che iniziassero le operazioni di voto.
Gli stessi popolari avevano poi chiesto a Bombassei di rinviare l'assemblea, allegando alla richiesta scritta un cospicuo numero di firme. "Pretendono che una riunione di cooptati, una corrente all'interno di Scelta civica, detti le condizioni sia al gruppo al senato che nel partito", si sfoga un senatore: "L'assemblea del 15-16 e' una assemblea di corrente, di persone chiamate nominate da qualcuno e obiettivamente discutibile sotto il profilo del riconoscimento". Rispondono i montiani: "L'assemblea e' il massimo organo statutario fino al congresso e parlare di cooptati e' una cosa un po' comica se fatta da parlamentari che certamente non sono arrivati in Parlamento per altro se non per i voti di Monti".
Anche perche', spiega la stessa fonte, "sappiano per certo che Mario Monti vorra' incontrare i coordinatori regionali e provinciali. Per fare cosa? Per indottrinarli? Non si capisce quale sia il ruolo di Monti: parla o no, rientra o non rientra? A che titolo si prende la briga di incontrare gli esponenti di Scelta civica sul territorio? Scelta civica e' un progetto che ha segnato il passo".
Il presidente Bombassei ha rigettato la richiesta spiegando che non ci sono i presupposti per il rinvio dell'appuntamento di meta' novembre. Non solo: stando a quanto riferiscono fonti 'montiane', in calce alla richiesta di rinvio figuravano alcune firme giudicate 'anomale'. Si tratterebbe di "nomi di persone che si sono sempre rifiutate di aderire a Scelta civica o che si definiscono 'responsabili provinciali' senza mai aver costituito le associazioni o, ancora, esponenti locali iscritti ad altri partiti". Cio' che rischia di esacerbare ulteriormente gli animi e' la questione del nome e del simbolo dle partito. Perche' i popolari sono maggioranza al Senato e potrebbero insistere per conservare la denominazione Scelta civica. I montiani, pero', avvertono: "Se pensano di aprire un contenzioso, facciano pure. Ma sarebbe una forzatura e una contraddizione visto che sono loro ad aver abbandonato il progetto, a dire che Scelta civica e' superata".