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Politica
Segre dedica una laurea al marito. Ma scorda che fu nell’Msi di Almirante
Liliana Segre

Segre ha poi spiegato che nel periodo della candidatura, il 1979, c’era molto disordine in Italia e il Movimento Sociale di Almirante garantiva la ricostituzione di quell’ordine perduto

La senatrice Liliana Segre dedica la laurea honoris causa conferitagli (non si capisce poi perché) al marito Alfredo Belli Paci. "Dedico questa laurea in Filosofia ad honorem dell'università di Bologna alla memoria di mio marito, che fu uno dei 600mila internati militari italiani che venne deportato e scelse di rimanere prigioniero perché non aderì alla Repubblica sociale italiana”.

L’Università di Bologna le ha voluto anche regalare anche tutta la documentazione del marito che si era laureato in giurisprudenza subito dopo la guerra. Non manca la citazione di routine di Kant sulla legge morale e le stelle. Tuttavia c’è un punto poco noto alla pubblica opinione. Il marito della Segre aveva sì rinunciato alla Repubblica di Salò finendo internato come tanti altri militari italiani fedeli al Re e alla Monarchia Sabauda, ma dopo deve aver cambiato idea perché Alfredo Belli Pace si candidò nel 1979 alla Camera dei Deputati proprio con Giorgio Almirante sotto il simbolo elettorale del Movimento Sociale Italiano (MSI).

Come noto, Giorgio Almirante fece anche parte della Repubblica di Salò visto che fu Capo di gabinetto al Ministero della cultura popolare sotto il governo di Benito Mussolini e con ministro Fernando Mezzasoma. Oltretutto Almirante aderì anche alla Guardia Nazionale Repubblicana con il grado di capomanipolo, che è poi l’equivalente del grado di tenente.

Il Presidente del Senato, terza carica dello Stato, e cioè Ignazio La Russa, Belli Pace se lo ricorda invece bene quando era di destra e frequentava il Movimento Sociale. Quando la Segre chiese alla Meloni di togliere la fiamma tricolore dal simbolo di Fratelli d’Italia La Russa le ricordò la militanza convinta del marito e la stima di cui godeva nell’MSI ed anche la sua personale.

Spero di non essere irriguardoso nel ricordare che il marito della stessa senatrice Segre, che ho personalmente conosciuto e apprezzato, si candidò con Almirante sotto il simbolo della fiamma con la scritta Msi senza ovviamente rinunciare alla sua lontananza dal fascismo”. Intendiamoci, non c’è niente di male a cambiare opinione politica nella propria vita, siamo certi che il filosofo di Königsberg sarebbe d’accordo con questa affermazione, ma non si può cancellare il passato con un colpo di spugna cercando oltretutto di porre in luce solo un aspetto della sua vita e “dimenticando” l’altro, con tutto il rispetto che si può avere, ribadiamolo, per il difficile percorso umano che ognuno può intraprendere.

Quell’episodio ci fu e non può essere né dimenticato né edulcorato. Poi il Belli Paci non fu eletto e si ritirò dalla politica, ma la sua candidatura non fu certo con il “partito dei partigiani”, cioè il PCI ma fu proprio con gli eredi della Repubblica di Salò. La Segre ha poi spiegato che nel periodo della candidatura, il 1979, c’era molto disordine in Italia e il Movimento Sociale di Almirante garantiva la ricostituzione di quell’ordine perduto. “Mio marito, che era stato uno che aveva scelto due anni di internamento pur di non stare nella Repubblica sociale, vedendo molto disordine, per un certo periodo aderì a una destra in cui c’era anche Almirante “.

Questo episodio avrebbe dovuto consigliare alla senatrice di glissare sul rifiuto del marito di aderire a Salò perché questo fatto poi, inevitabilmente, si porta dietro l’altro, e cioè quello della candidatura con gli eredi di Salò, le due cose si tengono insieme.

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