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Politica

Anche Gino Strada, dopo Mario Monti, se la prende con la statura di Renato Brunetta. Ma come si può? Non è che si debba sopravvalutare quel contenuto indubbiamente scorretto che c'è nelle battute che alludono a questa caratteristica fisica dell'economista berlusconiano - è ovvio che né Monti né Strada sono razzisti cultori del ceppo ariano ed è chiaro che non discriminerebbero mai un essere umano per la sua statura; ma come si fa ad avere un simile spirito di patata? Come si fa - da una posizione culturale o politica o entrambe le cose di tale rilievo - indulgere in battute da ultimo banco di terza media?

Se accade, forse, è perché il difetto è a monte. I personaggi pubblici dovrebbero, forse, cominciare a dosare le proprie apparizioni e le proprie esternazioni innanzitutto rispetto alla tipologia dei format che le accolgono, e poi valutare cosa dire. "Un giorno da pecora", la trasmissione radiofonica di Claucio Sabelli Fioretti, è divertente, satirica, brillante e tutto; ma è una trasmissione cui la gente si sintonizza più per ridere che per informarsi, o per informarsi ridendo, che va benissimo ma è francamente poco in linea con l'immagine di missionario laico di uno Strada; quando ci si ritrova in determinati contesti si è poi portati ad assimilarsi, e quindi magari a cercare la battuta, finendo col trovare quella sbagliata. Diverso il caso di Monti, che la sua volgarità su Brunetta la disse da Vespa: e lì nacque proprio dal suo humour deprimente, che coltiva da sempre, evidentemente convinto - dalle risate dei cortigiani che circondano le sue battutine stucchevoli - di essere davvero spiritoso… Ma non è certo questo il suo maggior difetto.

Di Sergio Luciano

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