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Politica
Tajani pronto per il Quirinale: l'indiscrezione clamorosa da FI
Antonio Tajani

La definitiva conquista del partito è avvenuta però solo da poco con il ridimensionamento di Licia Ronzulli, voluto peraltro proprio dall’asse Fascina - Tajani. La sconfitta della Ronzulli segna una nuova epoca dei rapporti all’interno del centro-destra. La Ronzulli - che voleva fare la ministra - ha avuto sempre un rapporto assai conflittuale con Giorgia Meloni e spingeva Forza Italia verso Matteo Salvini e la Lega. Oltretutto, questo fatto non era indifferente per la guerra in Ucraina. La svolta c’è stata quando la Meloni ha ritirato lo Stato dalla parte civile nel processo Ruby in “cambio” di una maggiore tolleranza filo atlantica di FI.

Nel frattempo proprio Tajani si è trovato a mediare in una situazione difficilissima tra Berlusconi - che esternava pro Putin - e il suo governo, in cui lui è addirittura alla Farnesina, filo-Zelensky. Alla fine, grazie anche alle pressioni di Marina Berlusconi, il Cavaliere si è convinto che conviene appoggiare apertamente l’Ucraina. Tajani ha avuto anche un ruolo attivo nella sostituzione dell’ambasciatore russo Sergey Razov con il nuovo Alexei Vladimirovich Paramonov . A tal proposito ha dichiarato: “A volte l’ambasciatore uscente Sergey Razov è andato al di là dei suoi compiti, ha dato giudizi politici che non toccano normalmente ai rappresentanti diplomatici, giudizi non opportuni”.

Tajani è un moderato che potrebbe essere definito “democristiano” e cioè un mediatore nato che però persegue con tenacia i suoi obiettivi. Dopo decenni di Presidenti della Repubblica espressi dalla sinistra potrebbe essere in effetti un candidato “naturale” del centro-destra qualora Mattarella decidesse di ritirarsi.

La dichiarazione fatta filtrare da Barelli assume quindi una sorta di inizio campagna presidenziale e si potrebbe ben inquadrare in un piano ben definito, magari già concordato in linea di massima proprio con il Quirinale e soprattutto con i settori più moderati del centro-sinistra. Tajani non è divisivo ed ha recentemente mostrato ampie spalle larghe nel difficilissimo compito di gestire il conflitto tra Berlusconi e Zelensky, fatto che è molto piaciuto agli americani e alla UE, oltre che naturalmente a Giorgia Meloni.

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